sabato 6 aprile 2019

About "ESCAPE ROOM"




Non sarà un film che spicca per l'originalità (visto che affonda le proprie radici narrative in quel "Cube" che mi affascinò e inquietò non poco, anni e anni fa) ma questo Escape Room, sagacemente realizzato nel periodo in cui queste stanze così "logicamente" enigmatiche spopolano fra gli enigmisti, ha il suo perché.

La trama non è complicata:
per svariati motivi o differenti voglie di rivalsa, sei persone decidono di partecipare a un gioco di logica che ha come obiettivo la "fuga" da una stanza (apparentemente senza uscita). Le tensioni e le fobie nell'ambiente ristretto e nelle condizioni estreme alle quali verranno sottoposti faranno emergere la loro vera natura e li metteranno in conflitto fra loro per la sopravvivenza.

Adam Robitel, "devoto" dell'horror (noto soprattutto per aver diretto Insidious The Last Key) dietro la macchina da presa, si dimostra capace (in questo) caso di dare i giusti ritmi all'azione miscelando ansie, claustrofobie e fantasmi del passato fra i personaggi di questo survival-movie. Lo "spettro" del ricordo e i vari "scheletri" negli armadi compaiono al momento giusto scandendo le debolezze e rivelando quello che è un disegno più grande proprio come le dovute linee tracciate a penna farebbero coi puntini da unire.
Coloro che diverranno i protagonisti del macabro gioco ricevono un invito all'Escape Room tramite un "rompicapo" a forma di cubo, forma geometrica dell'enigma più celebre al mondo ideato dal geniale Ern? Rubik (idolo al quale ho dedicato il mio nickname in questo forum) che diviene anche un palese omaggio al sopracitato film anni novanta.
Gli scenari sono accurati e suggestivi e vanno a toccare il vissuto dei protagonisti mentre le soluzioni da cercare sembrano create per sfruttare le abilità fisiche e intuitive dei vari stereotipi, come sempre in questo genere di film, ben assortiti (si va dal genietto alla soldatessa, dal nerd al fallito in cerca di redenzione).
Le vicende umane s'intrecciano alle "penalità" del gioco, il battito accelera e l'ansia (mia come spettatore) procede, empaticamente, di pari passo con quella dei sopravvissuti in costante apprensione.


Il mio professore d'italiano mi raccomandava di chiudere sempre bene un tema perché il finale è l'ultima parte che viene letta prima dell'assegnazione del voto.
Purtroppo Escape Room non cura questa parte.
L'ho trovato avvincente, quasi spossante (in senso buono), piacevole per tre quarti, fino a quando alcune "forzature" prima dei titoli di coda (che mi guardo dal rivelare) quasi mi costringono a sottrargli mezza stelletta. La sceneggiatura paga il voler rivelare troppo e se è vero che gli amanti degli enigmi esigono una soluzione alla fine, è altresì vero che le soluzioni poco ingegnose banalizzano il piacere procurato dal gioco.
Il vecchio "Cube" lasciava un filo sottile d'ansia legato proprio a quel finale così vago, indefinito e "maledetto" mentre Escape Room "atterra" dalla sua impennata retrocedendo a film d'intrattenimento, sicuramente piacevole anche se non memorabile.

1 commento:

  1. Ciao mitico!
    The Cube"...all'epoca ero troppo giovane per capirlo e apprezzarlo quel film. Grossolano era stato il mio approccio: non venivano date spiegazioni, il finale enigmatico.
    Anche se il messaggio "di base" del film (quanto le situazioni di rischio\sopravvivenza cambino le personalità e lo stravolgimento dei ruoli) mi era già assolutamente palese.
    A oggi voglio intrepretarlo come una sorta di metafora "divina" (anche se le maglie del paradiso mi sembrano piuttosto strette; ma magari gli "sconfitti" vengono mandati in purgatorio, non necessariamente all'inferno).
    Veniamo a Escape Room. Diciamo che l'idea di puntare sull'escape Room è un po' un vincere facile, visto che esse hanno preso piede.
    E per sua natura l'escape room si presta facilmente a sviluppare questo tipo di film.
    Finale banalotto? Allora sì, siamo decisamente sul non memorabile :)

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