domenica 7 settembre 2014

L'EGOISMO E I FILOSOFI DA SOCIAL NETWORK




La nostra prospettiva di osservazione del mondo è distorta. Non siamo capaci di svestire i panni che abbiamo sempre indossati e abbandonare anima e corpo per focalizzare l'attenzione su noi stessi, sul nostro comportamento e sull'incidenza che abbiamo sulla vita e sulla società. Ho appena superato i quaranta e di strada alle spalle ne ho molta; non parlo di esperienza su quello che è giusto e ciò che è sbagliato ma di osservazione dell'essere umano nelle sue migliaia di sfaccettature. Questo mio angolo o “trincea” dalla quale guardo e imparo, è un muro altissimo che arrampicandotici sopra puoi vedere l'orizzonte e al tempo stesso mi divide da tutto il resto e cioè quel mondo che mi rende filantropo un giorno e misantropo il giorno successivo. E' un circolo vizioso. Quel che mi appare è un paese “drogato” di falsità, strozzato da una cattiva gestione e corroso dalle termiti che lasciano prevalere sempre gli interessi personali. Intanto il Mediterraneo ingoia persone; non extracomunitari, neri, profughi o clandestini ma PERSONE. Cotti di sole e claustrofobia, sradicati da una terra che è soltanto una lunga strada verso il nulla, masticati dalle onde e dai pesci e vomitati su di una spiaggia, dove, a detta dei soliti qualunquisti, per i quali bisognerebbe organizzare il Premio Nobel dell'ignoranza, troverebbero ad aspettarli una retta mensile, una casa e portate a cinque stelle. La realtà è che trovano degli eroi a tendergli le braccia. Dei coraggiosi che non si fregiano le giacche di medaglie sparando proiettili e slogan. Persone che aiutano altre persone in fuga dalla loro sfortuna, niente di più semplice. Niente di più eroico. Sento sempre più famiglie considerare l'estero (Germania o Australia soprattutto) per una loro eventuale dimora futura ma che gli “altri” vengano ad “insozzare” gli zerbini della nostra penisola è davvero inconcepibile. “Restassero a casa loro!” protestano con fotografie e notizie abilmente ritoccate e condivise su Twitter. Portano l'ebola, spacciano, rubano, uccidono e chi più ne ha più ne inventi. Filosofi da social network che vanno ben oltre il razzismo sconfinando nell'egoismo assoluto e che se la prendono anche con figlie della stessa nostra nazione, con Vanessa e Greta, due ragazze partite per contribuire (da volontarie) all'assistenza sanitaria in Siria, nelle zone colpite dalla guerra. Delle due giovani, rapite e dal destino ancora incerto, si criticano gli ideali e le scelte con frasi del tipo “ma che cazzo ci sono andate a fare?” oppure “se la sono cercata”, seguite da innumerevoli commenti stupidi e volgari che preferisco non riportare, sicuro di aver reso bene l'idea. Certo, avrebbero potuto arrostirsi sulle spiagge di Formentera, sorseggiando un Martini con le olive, postando selfies al tramonto o fotografie di carcasse di crostacei su di un piatto. Che brutte persone che sono, queste due che offendono i passivi saggi dei socials; quelli che leggono due trafiletti e sanno sempre tutto senza mettere mai in pratica le loro teorie. Però il “ridateci i Marò” non me lo sono sognato. 
Lo stress dell'economia è un mirino puntato contro il diverso. Se non è tedesco ruba il lavoro (era il 1940 in Germania) e in molti non hanno ancora capito la lezione e quale potente virus (ben peggiore dell'ebola), possa propagarsi da simili correnti di pensiero. Ma quando qualcuno è disinteressato e fa del bene, viene spesso schiacciato dalla mediatica pressione delle dita puntate. Prima di condannare uno sbaglio ci deve scappare il morto ma per criticare una buona azione la prima linea è gremita. E' il caso del Ice Bucket Challenge, che prevede il versamento di un assegno in favore della ricerca sulla SLA dopo un altro versamento (per gli arditi), quello di una secchiata d'acqua con cubetti di ghiaccio sulla schiena del candidato di turno. Una “Catena di Sant'Antonio” che passa da un vip all'altro divertendo le persone sul web e gonfiando i portafogli delle associazioni. “Ma guarda questi coglioni che si rovesciano secchiate e si fanno pure filmare” commentano i soliti tuttologi. Per anni abbiamo soprassieduto a fotografie di tette, culi e autoscatti impregnati di vanità e condivisi da questi personaggi ma appena qualcuno trova il modo di sfruttare il loro narcisismo in favore della ricerca c'è chi si lamenta. Valli a capire. Nel frattempo, la “giostra” ha fruttato quanto mai si sarebbe potuto prevedere e la gente si fa due risate (se ne ha voglia) visionando la clip di 10/15 secondi. Che rovina per il mondo! Oggi mi è capitato di leggere il testuale commento: “Quasi quasi me ne vado in Libia, straccio i documenti, mi imbarco su una nave e torno in Italia per vivere da nababbo come profugo”. Riformulo la frase adeguandola alla realtà: “ Quasi quasi me ne vado nel mezzo di una guerra civile dove gli scontri tra le milizie causano migliaia di morti, straccio il privilegio che nei ¾ del mondo mi invidiano, pago ogni mio avere ad uno scafista che mi procurerà il posto su di una carretta del mare dove le percentuali si dividono tra il morire d'asfissia in estate o congelare d'inverno, senza contare il sempre più concreto rischio di affondare e dopo un'Odissea indicibile torno (se sono fortunato) in Italia, dove vivrò in un centro di accoglienza senza alcuno dei comfort che ho nella mia casa, senza stipendio, con servizi ingolfati, tra puzza di urina e problemi di sovraffollamento”. Mi piacerebbe davvero vedere un video dell'impresa di questo “quaquaraquà” per vedere quanto impiegherebbe ad urlare “mamma” e scoppiare in pianto. Ho visto persone impazzire per una coda a Gardaland o al casello autostradale sotto il sole di Luglio. Vivi e lascia vivere non è un motto che amo. Vivi e lascia morire è stupido ed egoista. Il mondo non cambierà facilmente ma spero che almeno approfondisca e rifletta prima di sentenziare.



                                                                                                             Enrico Bonifazi  9/7/2014