tag:blogger.com,1999:blog-76410850269594870232024-03-13T20:01:40.030-07:00Mister Bonigol Mister Bonigolhttp://www.blogger.com/profile/05757214923221047760noreply@blogger.comBlogger85125tag:blogger.com,1999:blog-7641085026959487023.post-10126672791590254552021-08-22T00:40:00.000-07:002021-08-22T00:40:14.078-07:00CICATRICI<p> </p><p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-N3SAWRExVJw/YSH_DCd5mCI/AAAAAAAAAkk/We0Cw7f4jWUhU_wN5SgfRdTU6o8-g3A6wCNcBGAsYHQ/s2048/Cicatrici.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="240" src="https://1.bp.blogspot.com/-N3SAWRExVJw/YSH_DCd5mCI/AAAAAAAAAkk/We0Cw7f4jWUhU_wN5SgfRdTU6o8-g3A6wCNcBGAsYHQ/s320/Cicatrici.jpeg" width="320" /></a></div><br /><p></p><p>La luce conosce la strada.<br />S'infila nelle fessure<br />e nelle ferite.<br />La luce è anche calore,<br />energia,<br />vita.<br />Quando una ferita viene suturata<br />un po' di luce resta dentro di te<br />intrappolata per sempre <br />per illuminare, rifulgere e non far dimenticare.<br />Se, guardando una cicatrice, <br />saprai andare oltre la pelle bruciata<br />potrai vederla quella luce.<br />La riconoscerai nel volto di chi la ostenta con fierezza<br />o di chi, timidamente, la camuffa con maniche e stoffe<br />ma è la luce di chi ha saputo rialzarsi<br />ed è impossibile (e inutile) nasconderla<br />poiché è parte di ciò che siamo. </p><p> Enrico (Luglio 2021)<br /></p>Mister Bonigolhttp://www.blogger.com/profile/05757214923221047760noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-7641085026959487023.post-86584615992160529812021-08-22T00:34:00.001-07:002021-08-22T00:35:02.254-07:00CON FIEREZZA<p> </p><p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-r4RXOLralBs/YSH9yv_5GnI/AAAAAAAAAkc/LI-LkayrSQoCcbae880JgDZOMqtqUypTACNcBGAsYHQ/s1140/the-dip-1140x475.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="475" data-original-width="1140" height="185" src="https://1.bp.blogspot.com/-r4RXOLralBs/YSH9yv_5GnI/AAAAAAAAAkc/LI-LkayrSQoCcbae880JgDZOMqtqUypTACNcBGAsYHQ/w445-h185/the-dip-1140x475.jpg" width="445" /></a></div><br /><p></p><p> </p><p>Quando metti a fuoco l'ultimo centimetro di soffitto<br />prima che la carezza del sonno ti abbassi le palpebre.<br />Quando spegni l'ultimo macchinario<br />e il silenzio ti parla.<br />Quando ti scrolli di dosso gli ultimi residui di spiaggia<br />al termine di una vacanza.<br />Quando riponi sul tavolo il cucchiaino<br />dopo aver assaporato l'ultima molecola di dolce<br />o inclini il calice vuoto<br />sperando che la gravità faccia scendere altro vino.<br />Quando, dopo un lungo cammino, la meta appare.<br />Quando smetti di crescere e inizi ad invecchiare.<br />Quando abbracci qualcuno al triplice fischio.<br />Quando scorrono i titoli di coda<br />del film che non volevi terminasse<br />o arrivi ai ringraziamenti<br />nel libro più emozionante che hai letto.<br />Quando si accendono le luci<br />e si "spegne" il concerto.<br />Quando il sole tramonta,<br />le stelle cadono,<br />le serrande si abbassano,<br />gli sportelli si chiudono <br />e qualcosa resta alle spalle.<br />Quando sai di avere davanti una salita, <br />un cul-de-sac, un burrone,<br />allora sei pronto per iniziare.<br /><br /> Enrico (22 Luglio 2007)</p><p>-fotografia dal web- <br /></p>Mister Bonigolhttp://www.blogger.com/profile/05757214923221047760noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7641085026959487023.post-67359273743549948852021-05-02T02:41:00.002-07:002021-05-02T02:41:30.342-07:00IN FIAMME<p><span style="font-size: medium;"> </span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-skqUttdMg5c/YI5yxwm7IFI/AAAAAAAAAi8/Ad2vTFuNP0EENBrFeiEEB9ikF1_elf_JwCNcBGAsYHQ/s1000/giovane%2Bin%2Bfiamme.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="538" data-original-width="1000" height="258" src="https://1.bp.blogspot.com/-skqUttdMg5c/YI5yxwm7IFI/AAAAAAAAAi8/Ad2vTFuNP0EENBrFeiEEB9ikF1_elf_JwCNcBGAsYHQ/w481-h258/giovane%2Bin%2Bfiamme.jpg" width="481" /></a></span></div><span style="font-size: medium;"><br /></span><p></p><p><span style="font-size: medium;">Ero lì, ferma davanti a te <br />mentre con gli occhi catturavi la luce sul mio viso. <br />Mentre prendevi mentalmente misure e facevi calcoli tenendo conto delle convenzioni. <br />Ero ferma e indifesa mentre derubavi la mia immagine. <br />Me ne stavo lì, col tuo sguardo a farmi compagnia, quando ti ho sentita entrare in profondità, <br />dove fa bene, dove fa male. <br />Non ho reagito mentre le fiamme divoravano le mie vesti,<br />ero distratta dal fuoco più grande avvampato dentro me.<br />Ho dato il resto della vita per questi pochi giorni, per ascoltare il fruscio del tuo pennello e poterti fissare di rimando. <br />Sono stata ferma, in posa, mentre il cuore mio, come un cavallo impazzito, prendeva a calci il mio petto. <br />E mi dicevi "sposta le mani, scopri il collo, girati un po'!"</span></p><p><span style="font-size: medium;"><br />Adesso girati tu, un'ultima volta<br />perché valga la pena morire.<br />Regalami i tuoi occhi. Fa che siano lanterne nel buio.<br />La mia strada ha un inizio e una fine (le convenzioni esistono anche nella vita) ma la nostra storia resterà custodita lì, alla pagina 28 di un romanzo pieno di altre pagine inutili. <br />Sono ferma adesso, voltati, <br />tu che puoi torna alla superficie,<br />a quella luce che sai gestire bene con strumenti, mani, cuore.<br />Guardami però un'ultima volta,<br />restami impressa <br />come il sole,<br />quando, fissato troppo a lungo,<br />continua a brillare attraverso le palpebre chiuse. <br />Ecco, così.<br />Sento la tempesta avvicinarsi.<br />Il buio mi avviluppa,<br />ma in quelle tenebre<br />resta il riverbero del nostro fuoco.<br />L'eterno bagliore di chi ama.</span></p><p><span style="font-size: medium;"> </span></p><p><span style="font-size: medium;"> Enrico (Aprile 2021) </span></p><p><span style="font-size: medium;">ispirato al film "Ritratto della Giovane in Fiamme" <br /></span></p>Mister Bonigolhttp://www.blogger.com/profile/05757214923221047760noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7641085026959487023.post-28043773688265795062021-03-20T01:07:00.005-07:002021-03-20T01:07:45.770-07:00About "PALMER"<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-LWoTQu8IKxc/YFWrLNaWaSI/AAAAAAAAAiE/TT90-CPVZLETp7rMiXfK3YR0svH0jsQEgCNcBGAsYHQ/s1280/1%2BrEq2R9v30H9ujgmDr1e3ew.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="255" src="https://1.bp.blogspot.com/-LWoTQu8IKxc/YFWrLNaWaSI/AAAAAAAAAiE/TT90-CPVZLETp7rMiXfK3YR0svH0jsQEgCNcBGAsYHQ/w455-h255/1%2BrEq2R9v30H9ujgmDr1e3ew.jpeg" width="455" /></a></div><br /><p></p><p> </p><p>Uno dei temi ricorrenti nel cinema indipendente statunitense è la lotta per l'inclusione sociale. Essa può riguardare la ricerca delle pari opportunità per chi ha un reddito molto basso o l'integrazione di un immigrato; poi ci sono coloro che hanno un passato da cancellare e sono in cerca di un nuovo inizio. <br /><br />Eddie Palmer (<b>Justin Timberlake</b>) è un uomo sulla quarantina che ha finito di scontare una lunga detenzione. Una volta scarcerato, fa ritorno a casa, nella catapecchia della nonna Vivian, che gli ha sempre fatto da madre. <br />L'anziana (devota e caritatevole) ospita nel suo terreno il caravan dove risiedono una ragazza "sbandata" e suo figlio undicenne di nome Sam (<b>Ryder Allen</b>).<br />Durante le (numerose) assenze della madre è la signora Vivian a prendersi cura di Sam, ospitandolo a casa sua anche per lunghissimi periodi. <br />Palmer, nel corso di questa convivenza, nota che il bambino assume atteggiamenti inusuali per un maschio. Veste sgargiante, pettina le bambole e guarda cartoni animati che hanno per protagonista un team di fatine colorate, manifestando interessi considerati tipicamente femminili. <br />Il ragazzino, con la sua adorabile spontaneità riesce a far breccia nel cuore "indurito" di Palmer che decide di proteggerlo dalla stupidità e dai pregiudizi di un mondo sempre in prima linea nell'appiccicare etichette a chi non rispetta i canoni di quella normalità che altro non è se non un concetto vago (e bigotto).<br />Palmer si troverà a lottare per riabilitarsi perché è difficile lasciarsi alle spalle un passato che è vivo e riaffiora da ogni sguardo (giudizio) che la gente per strada ti rivolge. Ma la sua sfida sarà anche proteggere Sam perché ancora più difficile è comprendere l'accanimento verso chi, come il suo giovane amico, di colpe non ne ha. <br />Nella ricerca di redenzione, l'uomo dovrà fare continuamente i conti coi suoi trascorsi ma lungo il "cammino" incontrerà anche persone sulle quali poter contare, che conoscono il significato di un pentimento sincero e l'importanza del perdono. </p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-j_rx1paLDQ8/YFWsRKhn6vI/AAAAAAAAAiM/cj9Uo1VxOWka4vYLkNYn8O_ecE-5rFUfgCNcBGAsYHQ/s1280/coverlg.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" src="https://1.bp.blogspot.com/-j_rx1paLDQ8/YFWsRKhn6vI/AAAAAAAAAiM/cj9Uo1VxOWka4vYLkNYn8O_ecE-5rFUfgCNcBGAsYHQ/s320/coverlg.jpg" width="320" /></a></div><p></p><p>-"<i>Quanti maschi vedi in quel cartone?</i>"</p><p>-"<i>Nessuno.</i>"</p><p>-"<i>E questo cosa ti dice?</i>"</p><p>-"<i>Che forse posso essere il primo?</i>"<br /></p><p><br /><br />Le sabbie mobili dei nostri errori cercano prepotentemente di tirarci giù, ma allungando una mano oltre la superficie, capita di trovarne una amica che saprà afferrarci e sostenerci. <br /><br />Ai più, questo Palmer potrà sembrare l'attuazione di una strategia "furba" e vincente e in parte lo è. La distribuzione (i diritti sono stati acquisiti da Apple) è iniziata nel gennaio 2021, stabilendo il record di visualizzazioni sulla piattaforma della "mela morsicata". <br /><br />Il regista <b>Fisher Stevens</b> (molto più spesso <b>davanti</b>, che dietro alla macchina da presa) decide di colorare una realtà che viene spesso raffigurata con tinte di grigio. Stevens, probabilmente, prende spunto dai film di Chbosky (come Wonder) capaci di "apparecchiare" il dramma senza allontanarsi troppo dal target di "visione familiare". <br /><br />Il film, infatti, ha un taglio da <b>fiaba sociale</b> con qualche "tinta forte". Suscita riflessioni, commuove profondamente ma senza infierire sui "nervi scoperti" (<b>privo cioè di quel sadismo realista, tipico dei film d'autore</b>). I personaggi sono perfetti stereotipi della società moderna. I dialoghi sono originali, freschi e muniti di una carica piacevole nonché del giusto peso. <br />Timberlake sa il fatto suo, come ha sempre dimostrato nelle sue apparizioni cinematografiche e Ryder Allen si è meritato, con questo ruolo, una menzione al Critics' Choice Award come miglior giovane interprete. <br />Bravi entrambi a cercarsi l'uno nell'altro con la voglia di essere capiti e di sentirsi "giusti così" senza che questo implichi il venire approvati quotidianamente da persone affettivamente insignificanti (giudici, datori di lavoro, servizi sociali, compagni di scuola). <br />Un film sicuramente da vedere perché riesce a raccontare una storia nella storia andando oltre quella "crosta vecchia" che è il tema dell'accettazione del comportamento ritenuto "diverso", all'interno della famiglia (come già visto in film come Billy Elliot, ad esempio). "Palmer" rapporta questo a una realtà ottusa, ancorata a princìpi "tossici" che, senza l'aiuto delle giuste figure di riferimento, rischierebbero di sbranare la nostra personalità. </p><p><br />In una quotidianità fatta di sorrisi da "cassiera", più per compiacere gli altri che noi stessi, ritrovare la spontaneità renderebbe tutti e tutto un po' migliore e sicuramente più vero. </p><p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-y29UEI4z2YA/YFWtP0b4QdI/AAAAAAAAAiU/bsCiihoV-gQknO4XkW3kVkUN-YlsfGDigCNcBGAsYHQ/s1200/palmer.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="675" data-original-width="1200" height="225" src="https://1.bp.blogspot.com/-y29UEI4z2YA/YFWtP0b4QdI/AAAAAAAAAiU/bsCiihoV-gQknO4XkW3kVkUN-YlsfGDigCNcBGAsYHQ/w400-h225/palmer.jpg" width="400" /></a></div><br /><p><br /></p>Mister Bonigolhttp://www.blogger.com/profile/05757214923221047760noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7641085026959487023.post-40905721426856875632021-03-07T09:17:00.002-08:002021-03-07T09:17:38.513-08:00INCHIOSTRO 3<p> </p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-jbDWq6-5C1Q/YEUKhZLBwVI/AAAAAAAAAhw/aIhf9ZG4qnQlN2C86LRgij6CwbfjLSGqwCNcBGAsYHQ/s275/Inchiostro%2B3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="183" data-original-width="275" height="252" src="https://1.bp.blogspot.com/-jbDWq6-5C1Q/YEUKhZLBwVI/AAAAAAAAAhw/aIhf9ZG4qnQlN2C86LRgij6CwbfjLSGqwCNcBGAsYHQ/w379-h252/Inchiostro%2B3.jpg" width="379" /></a></div> <p></p><p> <br /></p><p>Guarda la tua immagine riflessa. <br />No, non nello specchio,<br />in ciò che scrivi. <br />Osserva il punto dove l'inchiostro incontra la luce. <br />Si formano nuovi colori.<br />Le macchie sui polpastrelli dicono che hai tanto da raccontare.<br />Il battito del cuore <br />arriva alle estremità. <br />La biro non è un prolungamento delle tue dita<br />ma di quel che sei. <br />Perciò guardati in queste righe,<br />cercati e riconosciti<br />laddove nessuna immagine riflessa ti rappresenta.<br />Non soltanto nella linea sul foglio bianco,<br />trovati anche negli spazi.<br />L'inchiostro è al servizio della poesia, come l'ossigeno lo è della vita. <br />E allora vivi, scrivi,<br />sii poesia.</p><p> </p><p> Enrico (marzo 2021) <br /></p>Mister Bonigolhttp://www.blogger.com/profile/05757214923221047760noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-7641085026959487023.post-72850536086417855882021-02-28T22:33:00.001-08:002021-02-28T22:33:00.576-08:00About "MY BLUEBERRY NIGHTS" -Un bacio romantico-<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-6xOzUWh9rmA/YDvwTO7SHqI/AAAAAAAAAhE/nJRbdY1Lwe0msRwI-8TQ57C820mek17JQCNcBGAsYHQ/s407/locand.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="407" data-original-width="300" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-6xOzUWh9rmA/YDvwTO7SHqI/AAAAAAAAAhE/nJRbdY1Lwe0msRwI-8TQ57C820mek17JQCNcBGAsYHQ/s320/locand.jpg" /></a></div><p></p><p><br /></p><p>"È come per le torte. Alla fine di ogni serata. <br />Del cheesecake e della torta di mele non rimane assolutamente nulla, della mousse di pesche e della torta di cioccolato ne rimangono delle fette, mentre la meravigliosa torta di mirtilli rimane intatta"<br />"Cos'ha che non va la torta di mirtilli?"<br />"Non ha niente che non va questa torta. Non si può dire che non sia buona. È solo che la gente sceglie altro" <br /><br />Wong Kar-Wai (In the mood for love, Hong Kong Express), regista non convenzionale ai canoni del cinema cinese, ci offre un percorso poetico ed emozionale che è metafora dell'innamoramento. <br />Una storia di sussurri, sguardi, silenzi, battiti. <br />Un film, in parte "on the road", lungo quella "strada asfaltata" che taglia in due gli Stati Uniti e che altro non è se non la lunga traiettoria interiore che porta verso individuazione e consapevolezza. <br /><br />Elizabeth (Norah Jones) ha il cuore infranto per essere stata tradita dal suo ragazzo. Determinata a rompere la relazione, lascia l'appartamento che condivideva con lui a New York City, attraversa la strada ed entra in un piccolo locale in preda a rabbia e delusione. La ragazza conosce così il gestore del bar, Jeremy (Jude Law), gli affida le chiavi dell'appartamento (affinché il suo ex venga a riprendersele) e inizia a confidarsi con lui tra dubbi, interrogativi sospesi e qualche lacrima. Piacevolmente "invischiata" nella confortevole (filosofica) conversazione, Elizabeth, non ancora pronta per lasciarsi il passato alle spalle, parte per un lungo viaggio alla ricerca di se stessa, consapevole che tutte le strade portano al cuore sebbene il percorso non sempre sia ben tracciato.</p><p> </p><p></p><p></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-vipYS3UhjB0/YDvw67DdEAI/AAAAAAAAAhY/0i4GJHAD0GoPlCUKHeA8p7Q-AAnv7uh3wCNcBGAsYHQ/s800/my%2Bblue.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="563" data-original-width="800" src="https://1.bp.blogspot.com/-vipYS3UhjB0/YDvw67DdEAI/AAAAAAAAAhY/0i4GJHAD0GoPlCUKHeA8p7Q-AAnv7uh3wCNcBGAsYHQ/s320/my%2Bblue.jpg" width="320" /></a></div><br /><p>Della travagliata elaborazione del "lutto" sentimentale si hanno più forme durante il viaggio (quello vero) che intraprende la protagonista. Elizabeth, cambiando città e lavorando come cameriera in due locali diversi (in uno si farà chiamare Lizzie, nell'altro Beth) conoscerà Arnie e Leslie, anime in pena, che si aggrappano a rapporti (consumati da tempo) che trascinano lungo un'esistenza misera, fatta di rimorsi e rimpianti. <br /><br />Kar-Wai sceglie l'automobile (veloce e affidabile e che può essere piacevolmente condivisa) come figura retorica di un obiettivo che vogliamo raggiungere (il veicolo che ci porterà sulla strada giusta) o come raffigurazione di quello sfacelo sentimentale e affettivo che vogliamo rimuovere (mezzo capace di causare incidenti mortali o malinconico oggetto-ponte con un passato che ormai si può solo rimpiangere). <br /><br />L'amore sa aspettare la personale odissea degli esseri umani. Il "sangue versato" coagula e ogni ferita cicatrizza. <br />L'amore però, non è come la luce. Non si propaga per linea retta e deve sempre disegnare larghe parabole per aggirare gli ostacoli quando ci si sente fragili e vulnerabili. <br />Il regista cinese riesce a raccontarlo (l'amore) magistralmente, attraverso lo stupore dei volti e degli sguardi in primo piano (spesso catturati da oltre la vetrina del piccolo locale, come a volerne mettere in risalto fragilità e spontaneità). L'amicizia tra Elizabeth e Jeremy è qualcosa di puro e rassicurante (la bussola che orienta). <br />A Jeremy, Elizabeth ha consegnato le chiavi (si è aperta) ed è (solo) apparentemente facile attraversare una strada e varcare una soglia. Come al campo seminato a maggese, prima del cambio di coltura, servono tempo, cura, condizioni favorevoli, per un ritorno alla "fertilità". <br /><br />A impreziosire questa allegoria del "fall in love", oltre all'incantevole atmosfera da "sottovoce" e le pregevoli sequenze "attenuate", ci pensa la fotografia del grande Darius Khondji (capace di creare atmosfere indimenticabili in film come Seven, Panic Room, Fanny Games e Midnight in Paris -solo per citarne alcuni-). Infatti, My Blueberry Nights (riconvertito un po' banalmente in "Un bacio Romantico") offre un poetico impatto visivo con una ricerca della "pennellata" di luce quasi impressionista in quel crepuscolo un po' "al mirtillo" che caratterizza le notti narrate in questa storia.</p><p> </p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-f2WJ0JxdKmg/YDvxEoqM9FI/AAAAAAAAAhg/eTs8yaNrJiwz5NFzjIBSwdZOqLwrgg5dACNcBGAsYHQ/s2048/norah.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1371" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-f2WJ0JxdKmg/YDvxEoqM9FI/AAAAAAAAAhg/eTs8yaNrJiwz5NFzjIBSwdZOqLwrgg5dACNcBGAsYHQ/s320/norah.jpg" /></a></div><p> </p><p>Come i segni sulla sabbia cancellati dall'ondata prima e dalla risacca poi, le ferite spariscono e si dimentica il dolore che hanno causato, perché l'amore è quel boomerang che stringiamo in mano e, talvolta, scagliamo il più lontano possibile, sapendo bene che un giorno (dopo aver attraversato una strada o una nazione intera) tornerà (con impeto forse maggiore) da noi.<br /><br /><br /></p>Mister Bonigolhttp://www.blogger.com/profile/05757214923221047760noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-7641085026959487023.post-14852992635282172702021-02-18T13:18:00.000-08:002021-02-18T13:18:34.578-08:00About "THE HOLE" di Joe Dante<p> <br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-e43TTAqrdXE/YC7XQ6VqquI/AAAAAAAAAgk/0-dWgUQZMEwBZ3rVT9UiYyANkjHfcUXcgCNcBGAsYHQ/s1200/the%2Bhole.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="630" height="427" src="https://1.bp.blogspot.com/-e43TTAqrdXE/YC7XQ6VqquI/AAAAAAAAAgk/0-dWgUQZMEwBZ3rVT9UiYyANkjHfcUXcgCNcBGAsYHQ/w224-h427/the%2Bhole.jpg" width="224" /></a></div><br /><p></p><p> </p><p>Joe Dante, regista (da) sempre abilissimo nel "confezionare" storie avvincenti che "miscelano" realtà e fantasia (come Gremlins, Small soldiers, L'ululato, per citarne alcuni), ci proietta nei labirinti dell'inconscio, "giocando" con le paure e le rimozioni che nascondiamo in noi stessi. <br /><br />The Hole, film del 2009 (da non confondere con l'inquietante omonimo del 2001 interpretato da Thora Birch e Keira Knightley), coerentemente con lo stile cinematografico del regista ci fa rivivere i vecchi e piacevoli schemi delle pellicole anni ottanta, quando il cinema hollywoodiano sapeva gestire con padronanza elementi surreali all'interno di una commedia, sconfinando di tanto in tanto nell'horror pur senza stravolgere alcuna "griglia" del rating. <br /><br />La storia (incipit classico del cinema made in USA) parte dal trasloco di una famiglia, i Thompson, composta da madre (la Teri Polo di Ti Presento i Miei) e due figli, il diciassettenne Dane e il piccolo Lucas (che non fanno altro che stuzzicarsi a vicenda). <br />Un pomeriggio, durante l'ennesimo litigio sotto gli occhi della loro nuova vicina Julie (una giovanissima Haley Bennett), urtano uno scaffale dello scantinato che, cadendo, rivela la presenza di una misteriosa botola chiusa con grossi lucchetti.<br />La curiosità li spinge ad aprirla, ignari di quel che ne conseguirà. Dietro il portello, infatti, si cela (sotto le mentite spoglie di un pozzo senza fondo) un passaggio dimensionale che li metterà di fronte alle proprie recondite paure. <br /><br />Una narrazione divertente, le atmosfere ben "giostrate" che sanno variare dalla piacevole luminosità del giardino alla cupa penombra della cantina, nonché il mistero che si rivela poco per volta, danno corpo a questo film dalla bella morale. </p><p>L'ostilità al cambio di città di Dane, ricorda lo scetticismo di Daniel Larusso (The Karate Kid) giunto controvoglia in California. La vicina attraente, curiosa e perspicace è anch'essa un personaggio ricorrente nei film della prima metà degli anni ottanta, come d'altronde l'anziano un po' svitato (un brizzolato e spettinatissimo Bruce Dern) ex abitante della casa (e per questo al corrente del pericolo rappresentato dall'apertura della botola) che ricorda il Doc Brown di Ritorno al Futuro. Si strizza l'occhio anche a Poltergeist quando un sinistro pupazzo a forma di clown fa la sua apparizione nella camera di Lucas dando corpo alla sua più grande fobìa. </p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-sVDTrbWyad4/YC7Ynm30qjI/AAAAAAAAAg0/Ok_2lUb88K040-QRmXw48P-LBL-NlwsNQCNcBGAsYHQ/s1417/The-Hole-2009-Joe-Dante-04.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="943" data-original-width="1417" src="https://1.bp.blogspot.com/-sVDTrbWyad4/YC7Ynm30qjI/AAAAAAAAAg0/Ok_2lUb88K040-QRmXw48P-LBL-NlwsNQCNcBGAsYHQ/s320/The-Hole-2009-Joe-Dante-04.jpg" width="320" /></a></div><br /><p>Sia chiaro, il film non è imperdibile e non è un capolavoro della cinematografia. Con due aggettivi lo definirei piacevole e frizzante. Il fatto che sia stato girato con la tecnica del 3D la dice lunga sul fine commerciale di questo lungometraggio.</p><p><br />The Hole, però, non è soltanto una lotta contro le grandi paure <b>soggettive </b>dei protagonisti (non è il "molliccio" Harrypotteriano, per intenderci) ma è la metafora di quella crescita personale che implica il superamento delle stesse. Tutti abbiamo (in noi) una botola "in cantina" dove rinchiudiamo il passato che non vogliamo ricordare, ma soltanto elaborando ciò che ci spaventa potremo essere padroni di noi stessi.<br />Non importa se a spaventarci è qualcosa da cui si fugge (un padre violento e criminale), un brutto ricordo che cerchiamo di barricare nel subconscio (la morte di una persona cara) o il più infantile dei timori (il terrore dei pagliacci); la botola si aprirà inevitabilmente lungo il nostro cammino e sta a noi trovare la forza di richiuderla, con coraggio, volta per volta.<br /> </p>Mister Bonigolhttp://www.blogger.com/profile/05757214923221047760noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-7641085026959487023.post-69948525609762334732021-02-07T23:25:00.002-08:002021-02-07T23:25:00.133-08:00About "CAFARNAO -Caos e Miracoli-"<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-1rYGC-3wAdw/YCBbCYZItLI/AAAAAAAAAcA/IVKgTC10A6ALG21MJjdllCMGpBKmKxzjgCNcBGAsYHQ/s600/locandina.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="420" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-1rYGC-3wAdw/YCBbCYZItLI/AAAAAAAAAcA/IVKgTC10A6ALG21MJjdllCMGpBKmKxzjgCNcBGAsYHQ/s320/locandina.jpg" /></a></div><p></p><p>"Cafarnao" è la polvere nascosta sotto al tappeto. Una storia che spoglia la vita di ogni dignità e ne diventa il più severo biasimo. <br />"Cafarnao" è lo sguardo di un bambino affamato, lo spasmo di un giovane grembo violato, l'attesa di una carezza agognata. <br />Un film (diretto dalla cineasta libanese Nadine Labaki) di cruda denuncia sociale che punta il dito contro tutti quei genitori convinti che la nascita di un figlio sia una benedizione o il "bastone per la vecchiaia", incuranti del fatto che un figlio è (prima di tutto) un impegno e un dovere. <br />La vita per il dodicenne libanese Zain é "un coltello nel petto", una condanna piú che un privilegio. Nato in una famiglia numerosa da genitori rassegnati alla miseria e pronti a sacrificare il futuro della loro progenie per pochi spiccioli, egli s'inventa mille espedienti (perlopiú illegali) per ammonticchiare quel denaro che consenta loro di "conquistarsi il domani". Zain affronta la vita a muso duro sognando un domani diverso per sé e per sua sorella Sahar (di appena undici anni e appena raggiunta dalle prime mestruazioni) sulla quale incombe l'interesse matrimoniale di un uomo adulto. Ma all'interno del ghetto sudicio e polveroso (dove le tradizioni piú antiquate e abominevoli continuano a condizionare le vite delle persone) nessuna azione compiuta dal giovane protagonista sembra in grado di cambiare l'opprimente realtà. proprio per questo, Zain andrà alla ricerca di un suo posto nel "mondo fuori dal quartiere" in cui è cresciuto, fronteggiando responsabilità adulte e gente priva di scrupoli. </p><p> </p><p></p><p></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-kitsBW3CKWE/YCBbO8UVaLI/AAAAAAAAAcE/3qPYsuEIVrchXNhyCtQkgUdgaNV3ovGQwCNcBGAsYHQ/s750/cafarnao.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="380" data-original-width="750" src="https://1.bp.blogspot.com/-kitsBW3CKWE/YCBbO8UVaLI/AAAAAAAAAcE/3qPYsuEIVrchXNhyCtQkgUdgaNV3ovGQwCNcBGAsYHQ/s320/cafarnao.jpg" width="320" /></a></div><p> </p><p>L'esistenza del piccolo Zain è una delle tante realtà mediorientali che sembrano interessare a pochi. È la metafora di un occidente che "sfreccia" via indifferente a fianco del "piccolo uomo" come le numerose persone e automobili che lo evitano (frettolose, noncuranti, interessate a un altrove) in diverse scene assai suggestive. Zain impara a diffidare degli adulti e non é un caso che l'unico germoglio di umanità (in un mondo che sa dare solo "calci") lo trovi in una coetanea siriana (anch'essa in fuga dal proprio destino). <br /></p><p><br />"Cafarnao -caos e miracoli-" ci regala molti spunti riflessivi (tutti dal sapore amaro: tanto caos, ben pochi miracoli). L'ostrica che abbandona lo scoglio è destinata a finire male (scriveva Verga nei Malavoglia) ed è una filosofia sempre tristemente calzante per quei miserabili costretti a barattare l'infanzia con le responsabilità e la dignità con pochi spiccioli. Le pari opportunità sembrano precluse a chi ha la sfortuna di nascere in un luogo dove è l'istinto di sopravvivenza a spingerti verso scelte da compiere con riluttanza. In questa "battaglia persa", il bambino ripercorre i dolorosi "passi" compiuti dai suoi genitori, sacrificando gli affetti per un complicato equilibrio. L'unica soluzione possibile, in un pessimismo "leopardiano" che vede la natura prevalere al semplice scopo di perpetuarsi (così come il dolore da essa generato), è (a suo modo di vedere) impedire il concepimento a quegli indigenti che condannano i figli (le "vittime di questo mondo", cantava De André) alla sofferenza di esistere. Costretto a "correre a gambe legate" dietro a quel "purosangue" (sempre al galoppo) che è la vita, Zain, stremato, decide di denunciare il padre e la madre per averlo concepito. <br /><br />Serve una certa forza per "ammortizzare" la visione di una storia che potrebbe sembrare lontanissima dalla nostra quotidianità (ma lo è solo dai nostri occhi da "ipocriti" spettatori). Esistono quartieri, baraccopoli, Slum, dove tutto ciò è quotidiano. A tal proposito, la carrellata indietro che mostra, dall'alto, il desolante panorama dei tetti sgangherati sui quali giacciono vecchi pneumatici è un un eloquente capolavoro.<br /><br />"Sognavo di diventare un uomo perbene, una brava persona" confessa Zain di fronte al Giudice e il suo è un proposito modesto, spontaneo, che sgorga dal petto di chi, amaramente, sente già che la strada che porta alla realizzazione non é uguale (addirittura accessibile) per tutti. <br />Un grido di dolore, una disperata richiesta di aiuto parte dalla periferia di Beirut, dai suoi mercatini caotici, dai tubi rugginosi, dai cumuli di spazzatura nei pressi dei quali si banchetta (comunque grati per il cibo rimediato). <br /><br />Il mondo pare aver raccolto il "richiamo" (il film risulterà il maggiore incasso mediorientale di sempre) e la speranza (seppur utopica) è che nessuno si volti mai dall'altra parte di fronte al dramma di un bambino come Zain, capace di dare e trasmettere amore ma altrettanto meritevole di riceverne.<br /> </p>Mister Bonigolhttp://www.blogger.com/profile/05757214923221047760noreply@blogger.com12tag:blogger.com,1999:blog-7641085026959487023.post-43682134010153075832021-01-24T12:53:00.002-08:002021-01-24T12:53:24.730-08:00About "MONOS -Un gioco da ragazzi-"<p><br /></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-EUxBrmy5sq0/YA3bHnkIofI/AAAAAAAAAbo/k9WExVn-6_wXGAMyOQ8x0wqTxVT0WZ3_ACNcBGAsYHQ/s600/Monos.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="420" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-EUxBrmy5sq0/YA3bHnkIofI/AAAAAAAAAbo/k9WExVn-6_wXGAMyOQ8x0wqTxVT0WZ3_ACNcBGAsYHQ/s320/Monos.jpg" /></a></div><br />Monos è un film suggestivo e sgangherato che si offre al pubblico in tutto il disagio della sua "nudità" e inadeguatezza. <p></p><p>È l'avventura di un baby-commando, accampato in una landa colombiana desolata posta a quattromila metri sopra il livello del mare. I ragazzi, "ribattezzati" in Lupo, Gambalunga, Rambo, Lady, Svedese, Puffo, Cane e Boom Boom hanno il compito di vigilare su "la dottoressa", una prigioniera politica statunitense. <br />Scollegati dalla società, in uno dei luoghi più umidi e meno accoglienti del mondo (tra fanghi argillosi, nebbie e larghe spianate silenziose) ricevono ordini via walkie-talkie da un messaggero che si reca da loro saltuariamente stabilendo regole e gerarchie e arrivando financo ad approvare (o meno) le relazioni sentimentali interne al gruppo. Le cose però degenerano ogni volta che il messaggero si allontana. Il caos adolescenziale dilaga. Come i topi che ballano in assenza del gatto, i ragazzi sfogano ogni loro infantile istinto in giochi e danze sfrenati, insubordinazioni, sconsideratezze varie che, di fatto, minano il fragile equilibrio "interno". Il loro comportamento ricorda per certi versi quello delle scimmie che si radunano in gruppi seguendo un capobranco ma sempre pronte a liberare l'istinto ribelle e autonomo (il titolo del film Monos è, infatti, la parola spagnola che significa scimmie).<br />La scarsa attenzione e il "lassismo" dei giovani "vigilantes" spinge la dottoressa verso vari tentativi di fuga mentre i comportamenti irresponsabili di molti componenti del gruppo tendono a fare "scricchiolare" l'autorità del capo in un clima "borderline", mai del tutto rilassato.<br /></p><p>Introducendoci attraverso spettacolari e incontaminati scenari naturali montani e passando per la giungla fino alle correnti impetuose del fiume Samanà Norte e alle sue prode muschiose, Monos si mantiene interessante a prescindere dalla sua chiave di lettura (rivelata dal regista Alejandro Landes); e cioè quella di essere un'azzeccata metafora della Colombia attuale, una nazione relativamente giovane con molti conflitti interni, violenza, illegalità, ma anche amore, bellezza e redenzione, tutto mescolato insieme in una politica instabile che la rende "indomabile". </p><p>Gli attori sono quasi tutti ragazzi che hanno mosso qui i primi passi nel mondo del cinema ma riescono a trasmettere benissimo i conflitti (a volte interiori) con una realtà (spesso forzata) che va spesso a sfociare in frustrazione dovuta ai sensi di colpa e all'impossibilità di cambiare le cose. </p><p>Un film amaro, che comunica attraverso un linguaggio meravigliosamente cinematografico.</p><p><br /></p><p> <br /></p>Mister Bonigolhttp://www.blogger.com/profile/05757214923221047760noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-7641085026959487023.post-36566604157944451662020-09-19T07:29:00.000-07:002020-09-19T07:29:06.723-07:00About "THE DEVIL ALL THE TIME" -Le strade del male-<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-xFZSG7o_g_8/X2YVhMOQN3I/AAAAAAAAAaA/lz6N_E0O0t8flMeO_uFMgYnaDt5DS2WbQCNcBGAsYHQ/s1155/THE%2BDEVIL%2BALL%2BTHE%2BTIME.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1155" data-original-width="924" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-xFZSG7o_g_8/X2YVhMOQN3I/AAAAAAAAAaA/lz6N_E0O0t8flMeO_uFMgYnaDt5DS2WbQCNcBGAsYHQ/s320/THE%2BDEVIL%2BALL%2BTHE%2BTIME.jpg" /></a></div><br /><p></p><p> </p><p>Uscito soltanto in poche sale "selezionate" negli States e disponibile dal 16 settembre sulla piattaforma streaming Netflix (produzione originale), "The Devil all the Time" (tradotto in un debolissimo "Le Strade del Male" nella sua versione italiana) è uno psico-dramma che fonde spiritualismo, moralità e la "vocazione" naturale dell'uomo di tendere al "male", in una catena di eventi lugubri e violenti (a tratti disagevoli) degna di una pellicola dei fratelli Coen. Il film, diretto da Antonio Campos, presenta diversi schemi di montaggio (ellittico, discontinuo, connotativo), così come diversi sono i tipi di "male" rappresentati: fisico (il cancro), psicologico (traumi di guerra, bullismo, umiliazione), subdolo (la bugia, l'inganno sotto amichevoli spoglie) e la violenza (armata e non). Siamo negli anni cinquanta e all'interno di un'accuratissima spirale temporale ci viene presentato Arvin, figlio di un ex-marine di nome Willard (Bill Skarsgård) e di una cameriera (Haley Bennett). Willard, dopo aver perso la fede in seguito al trauma della guerra al fronte delle isole Salomone, cerca di riallacciare un legame con Dio attraverso un (progressivo) ossessivo ricorso alla preghiera. L'uomo forza anche il figlio alla devozione e lo educa spingendolo a non dimenticare i torti subiti dai bulli scolastici e ad attendere il momento giusto per vendicarsi. Come conseguenza del cancro che colpisce sua moglie, Willard diviene maniacale e perde il contatto coi valori terreni a fronte di una spiritualità che muta in un mostruoso e smisurato fanatismo. La poca lucidità causata dal dolore lo porterà a compiere azioni che cambieranno per sempre la vita di Arvin (Tom Holland interpreta Arvin divenuto adulto).<br />In parallelo (ma sempre in un'altalena spazio-temporale che troverà la sua quadratura solo nel "disordine-metodico" che conduce al finale) si sviluppano altre vicende come quella di Helen (Mia Wasikowska), donna "fedele" che si lascia ammaliare da un predicatore con manie di onnipotenza o di Lenora (Eliza Scanlen), la figlia che nascerà dalla conseguente unione dei due. Si narra inoltre la storia di Carl (Jason Clarke) e Sandy (Riley Keough), incontratisi in una caffetteria (poi divenuti marito e moglie) e con in comune la passione per una vita criminale fatta di adescamento, sesso e sangue. Che dire infine dell'untuoso reverendo Preston (Robert Pattinson), senza pietà nei confronti dei più umili peccatori ma assai solerte nel peccare a sua volta; dispensatore di acclamate "prestazioni orali" in chiesa (ma anche ben disposto a subirle di ben altro "stampo" in privato) e pronto a calarsi con sessuale devozione nei panni dello "spirito santo" con giovani e ingenue "pecorelle smarrite" lontano da luoghi sacri e sguardi indiscreti.<br />Insomma, il film caratterizza immediatamente bene i personaggi principali, rivelando poco a poco i dettagli delle vite di chi gli orbita intorno verso un inesorabile destino. Come in un Pulp Fiction o in Fargo, le storie s'intrecciano (puntini di un gioco enigmistico che vengono uniti) e il disegno più grande appare chiaro, indefinito solo nei tratti dove la razionalizzazione non riesce a giungere.<br />Qualche licenza poetica horror, Campos se la prende, inscenando gli atti finali di ogni vita che la "mietitrice" si prende con sangue freddo e caldo (talvolta con macabra ironia), tra sgomento e risate amarissime, in un contrasto di dolce e fiele metaforicamente simile alla marmellata della torta (così simile al sangue ma così saporita) spalmata sulla faccia del piccolo Arvin nel giorno peggiore della sua vita.<br />La religione della peggior specie, quella bigotta e repressa, si arroga il diritto di dettar legge morale predicando così così e razzolando malissimo. Stesso dicasi della legge, quella stellata dello sceriffo, altra persona double-face, veloce a premere un grilletto per proprio tornaconto. Sostanzialmente un film nel quale è il caso (vero Deus ex-machina) a farla da padrone. Per caso (un banale scambio di posto) s'incontrano Carl e Sandy ed è per lo stesso caso che Willard s'innamora di Sandy. Sempre il destino, da buon burattinaio, decide quale macchina ci darà un passaggio, quale secchio perderà l'equilibrio al momento sbagliato, quale rivoltella è caricata con proiettili veri. In questa suggestiva storia che mostra come il "diavolo" si annidi ovunque e sia sempre presente (anche nei migliori intenti), il male si rivela essere insito nell'essere umano (piccola o grande parte complementare) a prescindere da ciò in cui egli crede o dall'amore che sa dare.<br />Il cast ricco di grandi volti e di piccole perle emergenti (tutti davvero bravi) valorizza una storia disgraziata che assume valore nella maniera in cui ci viene proposta (voce narrante di D.R. Pollock, l'autore del romanzo ispiratore, è perfetta) e trova fondamenta nelle varie prospettive dei personaggi. Due ore e quindici minuti durante le quali il film continua, nel suo ansiogeno percorso, a "torturare" (in senso cinematografico) lo spettatore senza "sgasate" improvvise, rallentamenti o brusche frenate: ad accelerare e fermarsi sarà solo il respiro di chi guarda.<br /><br /><br /> </p>Mister Bonigolhttp://www.blogger.com/profile/05757214923221047760noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-7641085026959487023.post-86654948592473575422020-09-12T07:37:00.000-07:002020-09-12T07:37:11.969-07:00About "THE VIGIL"<p> </p><p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-DVvBNDCMKi8/X1zal9Cq1JI/AAAAAAAAAZw/a0ICi2jj30U4Qi6Dqk_KhCQfHO4mIzavwCNcBGAsYHQ/s1000/The%2BVIGIL.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1000" data-original-width="700" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-DVvBNDCMKi8/X1zal9Cq1JI/AAAAAAAAAZw/a0ICi2jj30U4Qi6Dqk_KhCQfHO4mIzavwCNcBGAsYHQ/s320/The%2BVIGIL.webp" /></a></div><br /><p></p><p>The Vigil è un film horror, prodotto dalla Blumhouse, che segna il debuto in regia dello sceneggiatore Keith Thomas. Le vicende in esso narrate ruotano attorno a una piccola comunità ebraica tra religione, superstizione e tradizione. L'usanza di famiglia è quella, a seguito di un decesso, di nominare uno shomer (che sia un amico o un parente) disposto a vegliare sul corpo del defunto con lo scopo di proteggerne l'anima durante la prima notte di lutto. Le persone sole possono ricorrere a uno shomer mercenario al di fuori delle loro conoscenze. Per questo, il rabbino Shulem ingaggia Yakov (giovane in cerca di cambiare vita, fragile, insicuro e bisognoso del denaro offertogli) per fare da "sentinella" all'anima del defunto Rubin. In casa durante la notte resteranno solo lui e l'anziana vedova (affetta da demenza senile). Non appena il rabbino li lascia soli, iniziano a risuonare nel piccolo appartamento rumori sinistri e ad accadere strane cose in un progressivo degenerare che renderà la nottata di Yakov ben più lunga di quanto avesse immaginato. <br />Una storia legata al folclore, mistica ed etnica che ha dalla sua un inizio (dapprima) un pizzico seducente, (poi) addirittura conturbante, ma che si smarrisce nei soliti luoghi comuni dell'horror moderno. Il film, pur giocando bene con i "conflitti" tra percezioni e realtà (grazie anche ai precedenti psichiatrici del personaggio di Yakov), prepara una buona struttura per un finale assai debole e "macchiato" da un semplicismo che non sembrava impossibile aggirare. Mentre la storia prettamente ebraica funziona bene, la parte più spaventosa s'ispira (forse copiando un pochino) a film come Oculus e Nightmare ed è presente una scena di un certo peso che nella "concezione" (non solo a me) ha ricordato l'altrove di Insidious. Da salvare sono l'idea dell'anziana con deficit cognitivo (che la rende una vera "mina" vagante nella sceneggiatura) e la fotografia a tinte calde e lievemente offuscate che rende angusti spazi chiusi e marciapiedi della periferia di Brooklyn. Nel mezzo, qualche Jump-scare (ormai il "covid" del cinema horror) e una piccola parentesi sentimentale (più o meno efficace) utile soprattutto a mostrare le fragilità di Yakov.<br />Non è un film da budget colossale ma credo ci si potesse impegnare un tantino di più.<br /><br /></p>Mister Bonigolhttp://www.blogger.com/profile/05757214923221047760noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7641085026959487023.post-18681416896681502782020-08-20T01:50:00.002-07:002020-08-20T01:51:24.577-07:00About "GRETEL E HANSEL"<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-M-VquTOUc9c/Xz45GTpgsxI/AAAAAAAAAY8/vsncfo_9C8Mz7Y7zpTirmuhikMc01bx_wCNcBGAsYHQ/s1000/gretel_and_hansel_xlg.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1000" data-original-width="675" height="640" src="https://1.bp.blogspot.com/-M-VquTOUc9c/Xz45GTpgsxI/AAAAAAAAAY8/vsncfo_9C8Mz7Y7zpTirmuhikMc01bx_wCNcBGAsYHQ/s640/gretel_and_hansel_xlg.webp" /></a></div> <p></p><p> </p><p>Oz Perkins, figlio del "real" Norman Bates, dirige il suo terzo lungometraggio restando fedele ai suoi temi prediletti (misticismo, esoterismo, gotico), sventrando una favola (già di suo macabra) dei fratelli Grimm. Le vicende di Hansel e Gretel e della casetta di marzapane che tutti abbiamo amato da bambini diventano "Gretel e Hansel" con un ribaltamento di gerarchie che non riguarda solamente il titolo ma focalizzano l'attenzione sulla ragazzina come vera protagonista. Le "fondamenta" del film sono composte da un prologo intenso e inquietante in cui lo spettatore viene preso per "mano" da una voce narrante e trasportato in un (non specificato) paese medievale "lontano, lontano". Una bambina, dopo essere stata salvata da una fattucchiera perché in pericolo di vita, inizia a manifestare percezioni extrasensoriali (e non solo) e viene per questo dapprima venerata per poi divenire vittima della superstizione e delle paure dei villani che la scacciano in seguito a strani accadimenti. In un altroquando, l'adolescente Gretel e il fratellino Hansel vengono minacciati di morte dalla madre (vedova, instabile mentalmente e ridotta alla fame) e costretti ad abbandonare la loro casa. Si ritrovano così a vagare per luoghi, boschi e dimore inquietanti alla ricerca di una nuova vita (e anche di loro stessi) finché stremati e vinti dalla fame, i due orfanelli accettano l'ospitalità di un'anziana signora estremamente gentile e accogliente (in realtà di una pacatezza inquietante, ma lo sappiamo già). La vechia apre loro la porta della sua casa in mezzo al (cupo) verde della foresta dove li aspettano un banchetto degno di un Re e molte, moltissime sorprese. <br /><br />In ritardo sull'ondata delle favolette dark che "sbocciarono" a seguire del fenomeno letterario "Twilight" (Cappuccetto rosso sangue, Biancaneve e il cacciatore -solo per citarne un paio), arriva questa fiaba "centrifugata" che fa un po' da risacca. Nessuno si aspetta sassolini bianchi o pane sbriciolato lungo il sentiero né tantomeno due bambini affamati e golosi che addentano pezzi di cornicione o qualche tegola, tuttavia il risultato finale è torbido, poco chiaro. Nello stravolgere eventi indelebilmente marchiati nella nostra memoria a lungo termine, non si fa quadrare il cerchio (o meglio, il triangolo). La giovane Sophia Lillis (It, Sharp Objects, I'm Not Okay With This), ormai consacratasi come Cinderella horror 2020, è bravissima col suo musetto lentigginoso e il suo taglio anticonforme al medioevo e alla sua femminilità a comunicare con il pubblico in sala. Si percepiscono bene, dubbi, responsabilità e paura. Tutto però prende una strada inattesa (i superpoteri vincono contro l'astuzia) e un "graffito" a vernice nera diviene un murales che prende via via colori eccessivi, non necessari. I punti interrogativi però (più di qualcuno) nessuno li cancella e la trama appare come un sentiero che la piccola Gretel sembra aver imboccato già dalla nascita (il cosidetto destino), facendomi riaffiorare dall'oblio February, dallo sviluppo molto simile e dalla medesima regia. Qualche spavento si sussegue (l'atmosfera è top e lo splatter pure) anche se alcune trovate, il buon Perkins, poteva risparmiarsele (i capelli che escono dalla bocca potrei citarli in una dozzina di film) ma non resta nulla di memorabile a parte i boschi dell'Irlanda. Insomma una mezza paccottiglia questo "Fairy tale-horror" anche viste le mie attese (prima nuova uscita post lock-down anche se girato due anni fa). Una riapertura in sordina delle sale che fa un po' da aperitivo al vero oggetto del desiderio che è Tenet, di Nolan, la prossima settimana. Non mancherò. </p><p> #GretelEHansel</p><p>#SophiaLillis #OzPerkins</p><p>Cinerubik <br /></p><p><br /></p>Mister Bonigolhttp://www.blogger.com/profile/05757214923221047760noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-7641085026959487023.post-71481198007481713122020-08-17T01:27:00.002-07:002020-08-17T01:30:17.810-07:00FERRAGOSTO<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-JJUAJz7irXU/Xzo_bT50SLI/AAAAAAAAAYw/uFYzz4CCxrwmtL3foo6MMdfDVTd9h2R2QCNcBGAsYHQ/s980/104751009-99324044-46a6-4058-ac6c-2567369a31c7.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="724" data-original-width="980" src="https://1.bp.blogspot.com/-JJUAJz7irXU/Xzo_bT50SLI/AAAAAAAAAYw/uFYzz4CCxrwmtL3foo6MMdfDVTd9h2R2QCNcBGAsYHQ/s640/104751009-99324044-46a6-4058-ac6c-2567369a31c7.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p> </p><p>Ferragosto di riso freddo e risa calde.<br />Noi, puntini bianchi tra coriandoli d'ombrelloni,<br />raccolti nel granducato della sabbia fresca.<br />Fragranze di braciola e noce di cocco<br />non dalla dispensa<br />ma da pelle umana.<br />Il cielo blu è un piano cottura.<br />"Sia gentile, vorrei un caffè, due gelati e una nuvoletta,<br />anche piccola".<br />La cassiera mi guarda.<br />Alla maschera chirurgica<br />preferisce l'ipocrisia di un sorriso.<br />Ciò che non si vede non si percepisce.<br />Ciò che non si vede e non si percepisce non c'è.<br />Il CoViD è all'estero in vacanza sulle isole greche,<br />dicono.<br />E Dio?<br />Pesci, meduse, granchi, paguri e razze.<br />Troppa vita ed è bello abituarcisi.<br />Alza il volume che me ne sto andando.<br />È ferragosto <br />ma non conta dove né quando:<br />conta insieme a chi.</p><p> </p><p> (Enrico)</p><p> -fotografia tratta da Fantozzi Subisce ancora- <br /></p>Mister Bonigolhttp://www.blogger.com/profile/05757214923221047760noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7641085026959487023.post-56274665438222729902020-08-16T08:06:00.005-07:002020-08-16T08:06:49.440-07:00About "WARM BODIES"<p> </p><p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-obASg7y-bhk/XzlLCX4lu3I/AAAAAAAAAYg/qeHzHAbCCLcxs0T6YOmazSsqrZRj7xDVQCNcBGAsYHQ/s900/04773027.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="607" height="640" src="https://1.bp.blogspot.com/-obASg7y-bhk/XzlLCX4lu3I/AAAAAAAAAYg/qeHzHAbCCLcxs0T6YOmazSsqrZRj7xDVQCNcBGAsYHQ/s640/04773027.JPG" /></a></div><p></p><p> </p><p>Lungo terreni battuti e cinematograficamente poco fertili (l'ennesima apocalisse zombie) passando per un cast "piacione" (Nicholas Hoult e Teresa Palmer), sbirciando (scopiazzando?) altre sceneggiature (Twilight) e omaggiando goffamente Shakespeare, nasce Warm Bodies, un lungometraggio diretto da Jonathan Levine che coniuga horror, splatter, azione e sentimento. <br />In un mondo con poche migliaia di sopravvissuti, gli zombies vagano senza meta alla continua ricerca di cervelli da divorare, tenuti a debita distanza dai vivi per mezzo di un enorme muro che impedisce loro di avvicinarsi alla residua civiltà. Continuamente vengono organizzate rischiose spedizioni per recuperare ogni risorsa dal mondo "zombificato" (alimenti, carburante e soprattutto farmaci) che espongono i volontari al rischio delle proprie vite. È durante una di queste sortite che Julie (Teresa Palmer) e R. (Nicholas Hoult) vengono a contatto. Egli, dopo aver divorato il cervello del fidanzato della ragazza e averne rivissuto i ricordi, inizia a dominare i propri istinti famelici e decide di salvare la ragazza da se stesso e dall'appetito dei suoi simili. L'unica possibilità per Julie è fingersi morta e seguire i consigli di R. per sopravvivere in un mondo pieno di insidie dove altro non è se non una preda. La convivenza porterà i due (volenti o nolenti) a (ri)conoscere le proprie diversità e a capire le esigenze l'uno dell'altra. <br />Un film talmente pop, che più pop non si può. Zombie e amore, come a proseguire la strada imboccata dalla Meyer con vamiri e lupi mannari (il film peraltro vanta gli stessi produttori di Twilight), che si avviluppano a una morale forse ridondante nel cinema (diversi ma uguali) lasciando spazio, negli accenni di distopia, anche a sottintese citazioni orwelliane (alcuni sono più uguali degli altri), vedi gli "ossuti" (il non plus ultra degli zombies), al cui confronto R. e i suoi simili paiono umani. La vicenda è raccontata da R. che nella sua filosofia Zombie si rivela fin dalla prima scena una "mosca bianca", un elemento pensante che cede ai propri istinti seppur consapevole di quanto questo non sia normale.<br />Carina la strizzata d'occhio a Romeo e Giulietta che salta alla mente ascoltando i nomi dei protagonisti (Juliet e R); un po' artificioso il ruolo dell'autoritario "signor Capuleti" interpretato da un redivivo John Malkovich al quale affibiano un cognome italiano (Grigio) e infine (ebbene sì) non poteva mancare la scena del balcone.<br />Il messaggio è dunque attuale (ritrito) ed è un monito di speranza per chi crede nell'integrazione. Non si fanno attendere azione e badilate di buonismo. Ci si aspetta ciò che accade e accade ciò che ci si aspetta. Divertente e appagante sotto certi aspetti ma pressapochista, banale e "too rushed" nel districare alcuni nodi essenziali, Warm Bodies è un film che non mi sento di consigliare agli amanti dei "Walking Deads" né a chi predilige trame con messaggi impegnati. </p><p> </p><p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-X0Gwz_Jjak4/XzlLOyMY4dI/AAAAAAAAAYk/7HTULu43oCs80gHXj6zE5p2OLR_XEXAcwCNcBGAsYHQ/s1000/Warm_Bodies_still08_Nicholas_Hoult_Teresa_Palmer.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="666" data-original-width="1000" src="https://1.bp.blogspot.com/-X0Gwz_Jjak4/XzlLOyMY4dI/AAAAAAAAAYk/7HTULu43oCs80gHXj6zE5p2OLR_XEXAcwCNcBGAsYHQ/s640/Warm_Bodies_still08_Nicholas_Hoult_Teresa_Palmer.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p> </p><p>Apprezzabile per i bei visi dei protagonisti (Hoult troppo figo per essere un cadavere in putrefazione) o per gli estimatori di Malkovich, il film è un prodotto commerciale con qualche trovata spassosa (le selezioni musicali top con Pretty Woman e With a Girl Like You) ma infarcito di luoghi comuni che s'incastrano come i pezzi del puzzle per ragazzini e lasciano quel senso di "povertà" di contenuti ma ricchezza di morale (comunque spicciola) più da fiaba che da film.</p><p></p><p><br /><br /></p>Mister Bonigolhttp://www.blogger.com/profile/05757214923221047760noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7641085026959487023.post-79604086091457451912020-07-17T05:43:00.000-07:002020-07-17T11:01:41.233-07:00INCHIOSTRO SIMPATICO<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-mSocO_pSu9Y/XxGcfzwOsmI/AAAAAAAAAYI/HW3qFZtHetEgPvFF_SB-tWILBLcrWqJqwCNcBGAsYHQ/s1600/anatra.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="426" data-original-width="640" height="213" src="https://1.bp.blogspot.com/-mSocO_pSu9Y/XxGcfzwOsmI/AAAAAAAAAYI/HW3qFZtHetEgPvFF_SB-tWILBLcrWqJqwCNcBGAsYHQ/s320/anatra.jpg" width="320" /></a></div>
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Nello specchio<br />
guardo il disegno che hai fatto.<br />
I tratti indefiniti,<br />
quelli marcati,<br />
le imperfezioni che il tempo si diverte ad aggiungere<br />
dopo che gli hai porto il pennello.<br />
Mi volto e guardo il disegno che sei:<br />
bambina, donna e di nuovo bambina.<br />
Sempre uguale.<br />
Pennarello indelebile per i tratti esterni.<br />
Inchiostro simpatico per ricordi e cellule nervose.<br />
Te ne vai da me a piccoli passi<br />
mentre la scia si dissolve.<br />
Forse uno stormo di uccellini ha mangiato le briciole<br />
e nell'oscurità del bosco <br />
non riconosci la strada di casa.<br />
Non sei ancora un foglio bianco.<br />
Non sarai mai un foglio bianco.<br />
L'affetto trattiene il passato.<br />
L'affetto è carta assorbente.<br />
Me ne sono andato ma ci sono sempre stato.<br />
Ti allontani ma ci sarai sempre.<br />
<br />
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Enrico 17-07-2020<br />
(fotografia dal web)Mister Bonigolhttp://www.blogger.com/profile/05757214923221047760noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-7641085026959487023.post-71913641069387779662020-05-18T03:51:00.003-07:002020-05-18T03:52:03.686-07:00About "STILL ALICE"<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-E_V4z7ILY4c/XsJoo-C2VVI/AAAAAAAAAXQ/CRvB-WO8WFIFcEf7t9mZ2RLqHWngX45LgCNcBGAsYHQ/s1600/Still%2BAlice.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="400" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-E_V4z7ILY4c/XsJoo-C2VVI/AAAAAAAAAXQ/CRvB-WO8WFIFcEf7t9mZ2RLqHWngX45LgCNcBGAsYHQ/s320/Still%2BAlice.jpg" width="213" /></a></div>
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Alice (JULIANNE MOORE) è una brillante docente universitaria che tiene lezioni sullo sviluppo cognitivo e sulle neuroscienze. È benestante e ha una famiglia come ce ne sono molte, con piccoli problemi e qualche "grinza" stirabile. Il suo calvario inizia un pomeriggio, quando durante il suo allenamento di jogging perde l'orientamento, incapace di ricordarsi la strada di casa. Le viene diagnosticata una gravissima malattia degenerativa: il morbo di Alzheimer. A soli cinquant'anni Alice deve combattere il nero vortice che risucchia la sua memoria senza alcuna speranza di vittoria. La coppia Glatzer-Westmoreland, alla regia di STILL ALICE, offre una prospettiva focalizzata principalmente sulla protagonista della vicenda, non allargandola mai al resto della famiglia. Rarissimi, quasi assenti sono i dialoghi tra il marito di Alice (ALEC BALDWIN) e i loro figli quando lei non è presente e manca totalmente un punto di vista amicale. Detto questo, il messaggio che viene dal film è che la memoria non è semplicemente definibile come un insieme di ricordi, la memoria è la vita e perdendola non siamo più noi ma semplicemente un corpo. Da questa considerazione nasce il titolo STILL ALICE, che sembra un vessillo che sbandiera nell'animo della persona affetta da qualcosa di inestirpabile ma pronta comunque alla sfida; è il suo segnale di lotta: IO SONO ANCORA IO, Alice è ancora Alice. L'ampiezza del dramma seguendo la narrazione del film non si percepisce appieno, o meglio, distrugge e dilania a intermittenza la protagonista fino al suo ultimo residuo di consapevolezza ma non può (per scelta) render nel miglior modo possibile l'idea dell'intreccio di dolore familiare che c'è dietro, della pena straziante causata dal vedere una donna ancora giovane "svanire", non riconoscere figli, dimenticare e dimenticarsi. La bravura della Moore è indiscutibile (il film le è valso l'Oscar) ed è l'innegabile valore aggiunto di un film che considero bello quanto incompleto. Non è soltanto la persona a "subire" la malattia ma anche tutti coloro che l'amano e non è la persona che pesa sui familiari ma la malattia stessa che s'impone sulla famiglia. Richard Glatzer, regista scomparso da pochi mesi a causa della SLA, ha voluto descrivere il vuoto, il sole e la tempesta che si alternano nel soggetto, solo nella propria casa, solo nel proprio mondo, estraneo ovunque. Un'idea, questa, che ho apprezzato (in parte) ma che non può raggiungere le radici di un'esistenza. Momenti di pura commozione e mai un sospiro di sollievo. Inesorabile è la parola che meglio può convivere nella stessa frase accompagnata a morbo di Alzehimer. Il corpo è lì, resta lì e ci sono ancora occhi da fissare, guance da baciare, per molte persone questo allevia il dolore, per altre lo amplifica e in questo film, a mio modesto parere, manca la loro voce.<br />
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(pubblicato anche come Cinerubik)Mister Bonigolhttp://www.blogger.com/profile/05757214923221047760noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-7641085026959487023.post-13309649958933449482020-04-29T01:00:00.001-07:002020-04-29T01:00:32.021-07:00About "PARASITE"<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-8M1mN_kHz0M/XqkyYjD5U6I/AAAAAAAAAXI/5FDAe2DruvoJRRFS5g1lWnqih7i3pfUuACEwYBhgL/s1600/Parasite%2BMister%2BBonigol.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="300" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-8M1mN_kHz0M/XqkyYjD5U6I/AAAAAAAAAXI/5FDAe2DruvoJRRFS5g1lWnqih7i3pfUuACEwYBhgL/s320/Parasite%2BMister%2BBonigol.jpg" width="240" /></a></div>
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Non vorrei apparire bastian contrario frustrato (credetemi, non lo sono affatto) nell'esternare la mia parziale delusione allo scorrere dei titoli di coda di Parasite, diretto da Bong Joon-ho. Quattro statuette vinte agli Oscar 2020 (primo film in lingua non inglese a vincere come miglior film), la Palma d'oro a Cannes e migliaia di recensioni (Rotten Tomatoes, MYmovies, Ciak, ecc.) che palesano entusiasmo e apprezzamenti, non sono state sufficienti a conquistarmi. Prima che (come uno dei protagonisti del film) vi armiate di pietroni per lapidare il mio parere, ci tengo a sottolineare che non si tratta certo di un brutto film ma (mio modesto parere) non di quell'opera d'arte capace di destare, nei più, concupiscenza. Le sfumature nel cinema (non intendo quelle di grigio) hanno importanza e non sono solito etichettare un lungometraggio semplicemente come "gran film" o "spazzatura" senza vie di mezzo e (soprattutto) senza argomentare.<br />
<br />Partendo dunque da una rispolverata della trama, vado ad enumerare ciò che non mi ha convinto.<br />Si narrano le vicende dei Kim, famiglia sudcoreana (marito, moglie, figlio e figlia), costretti dalla disoccupazione a vivere per mezzo di un misero sussidio e qualche espediente (dal confezionare scatole per la pizza allo "scrocco" del wi-fi ai vicini) in uno scantinato umido e maleodorante. I due ragazzi (ottime menti) sono stati costretti a lasciare gli studi per l'indigenza ma la famiglia appare molto unita e legata da grande affetto. Un giorno, il maggiore dei figli, Ki-Woo, viene raccomandato da un amico per sostituirlo come insegnante di inglese presso i Park, una famiglia molto agiata composta da padre, madre, figlia adolescente e un bambino in età elementare. Alle dipendenze dei coniugi Park ci sono una governante e un giovane autista. Questo fa nascere nello scaltro Ki-Woo un'idea: nascondendo i legami di parentela coi suoi genitori, cercherà di farli assumere dopo aver fatto licenziare (con biasimevoli mezzi) i due inservienti, presentando inoltre la sorella (fingendola estranea) come un'esperta di arteterapia, perfetta per coltivare la passione per il disegno del piccolo Da-song.<br />Senza spoilerare, il film non è altro che un confronto fra ceti sociali ridondante di stereotipi dove ci si chiede continuamente se i "nodi" verranno o meno al "pettine". Un paio di scene suggestive, un discreto colpo di scena e una buona regia sono invece i pregi di questo pluripremiato film.<br /><br />Apparentemente nulla di nuovo sul fronte "orientale" quindi, se si pensa che solo un anno prima, il bellissimo film giapponese "Un affare di famiglia" di Kore'eda Hirokazu, narrava proprio le "imprese" di un nucleo molto simile a quello dei Kim, continuamente a caccia di un piccolo "bottino" o di persone da raggirare ma tutte molto legate affettivamente tra loro. Inoltre, verso la fine degli anni novanta, il cinema giapponese con il celebre "Hong-Kong Express" e proprio quello sudcoreano, con "Ferro 3" (solo per fare due titoli ma la scelta è ampia) avevano già proposto sceneggiature riguardanti persone insinuate in case d'altri all'insaputa dei proprietari. <br />Ma veniamo alla domanda che sgorga spontanea quando si parla di un film come Parasite, per il quale il "vento" della critica entusiastica drappeggia compiaciuto la bandiera della "lotta di classe": Cosa s'intende per lotta di classe? Al giorno d'oggi non è certo quella "fisica" dei Greasers della 56a strada contro i Socials. Per alcuni è sfrecciare per la strada guidando una Ferrari, per altri è imbrattare i muri inneggiando la "morte" delle banche e dei "poteri forti", per altri ancora è sorseggiare un calice di Barolo con aria da intenditore e nondimeno lo è l'ostentazione della propria anarchia.<br />In questo film, il conflitto sociale è interamente racchiuso nell'odore della povertà, così inavvertito da chi ci sguazza dentro ma talmente insopportabile per chi non ne è avvezzo. "Hai presente l'odore che si diffonde quando fai bollire uno straccio sporco?" domanda il signor Park alla sua raffinata consorte. Quell'odore che soltanto il piccolo Da-song (con lo stesso coraggio sfacciato del fanciullo della favola che urla: "l'imperatore è nudo come un verme") definisce col suo nome: "puzza".<br /><br />Mentre i coniugi Park, ligi al gioco delle parti, quell'odor di miseria lo menzionano con ipocrisia, convinti dell'assenza di orecchie indiscrete (che invece paiono essere ovunque). Ma non è la povertà a far da "etichetta" alla famiglia Kim, meno "parassita" di quanto dice il titolo (anche se in modo perverso, lavorano) e assai più canaglia.<br />
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I quattro impostori non calano la "maschera" dell'identità ma sanno rivelarsi per quel che sono dentro: arrivisti irriguardosi di coloro che "schiacciano" durante la loro scalata e assai poco magnanimi con chi elemosina pietà dal basso (che conoscono bene). Poveri sì, ma non di quattrini: di umanità. "Se fossi ricca sarei gentile" sostiene la signora Kim poco prima che le si presenti l'occasione (vana) di dimostrarlo. <br />E i ricchi? I ricchi, nella fattispecie i signori Park, non sono altro che la caricatura di creduloni fatti apposta per essere gabbati. Gente che rimpiazza collaboratori come soprammobili e si porta in casa chicchessia senza verificarne le credenziali. Sono le "vittime", i buggerati, eppure non viene da commiserarli. E siccome siamo in un blockbuster coreano (vi prego, il termine "film d'autore" non lo scomodiamo per questa guitta commedia pop-fusion) eccola lì, puntuale, la solita scena di sesso non funzionale alla trama, a "coronare" una sequenza fastidiosa coi soliti "intrusi" rannicchiati nei pressi, manco fossimo in un episodio di Friends.<br />Un blockbuster senza sangue? Direte voi. Il sangue arriva, state tranquilli, a dare forse quell'unico guizzo d'imprevedibilità di cui il film è davvero capace. In un crescendo di azione abietta contro reazione ancora più abietta, "Parasite" regala una ventina di minuti di livello quando le mentite spoglie di mediocre commedia "partoriscono" un ottimo thrilling.<br />Qualche emozione, qualche sussulto e un pizzico di sospensione della credibilità (segnali morse... ma dai!) in un finale comunque ben strutturato. <br /><br />Mentre ancora mi domando cosa abbiano colto in molti che io non sono bravo a percepire, penso che un premio vinto non sempre sia frutto di una grande espressione cinematografica (o sportiva o musicale che sia) ma anche conseguenza della mediocrità dei contendenti. Personalmente non ritengo il 2020 un grande anno, per ora. In tutti i sensi.<br />
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Mister Bonigolhttp://www.blogger.com/profile/05757214923221047760noreply@blogger.com17tag:blogger.com,1999:blog-7641085026959487023.post-30482255800263188192020-04-26T09:43:00.002-07:002020-04-26T09:43:30.147-07:00About "THE LIGHTHOUSE"<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-utmAcBLYmLk/XqW5n2xG_rI/AAAAAAAAAW4/1GJAeZdmewshrCUMViGSaXOKYh9lShHvQCNcBGAsYHQ/s1600/The-Lighthouse-poster-768x384.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="384" data-original-width="768" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-utmAcBLYmLk/XqW5n2xG_rI/AAAAAAAAAW4/1GJAeZdmewshrCUMViGSaXOKYh9lShHvQCNcBGAsYHQ/s640/The-Lighthouse-poster-768x384.jpg" width="640" /></a></div>
<br />
<br />
Robert Eggers, già regista dell'esoterico "The Witch", firma il visionario e onirico "The Lighthouse", film sui disagi della solitudine amplificata e sui sottili equilibri psichici dell'essere umano.<br />La vicenda si svolge interamente su di una (non meglio identificata) isoletta canadese dove, verso la fine del 1800, sbarca un giovane di nome Ephraim Winslow (Robert Pattinson) con l'incarico di coadiuvare il veterano e intransigente guardiano del faro Thomas Wake (Willem Dafoe). I due, da consegna, resteranno isolati dalla terraferma per due settimane. La convivenza risulta da subito complicata nonostante l'abnegazione di Ephraim e il suo rispetto (a denti stretti) delle severe direttive impartitegli. Ha inizio tra i due un'alternanza disordinata di silenzio e sproloquio, armonia e intolleranza. Gli equilibri (e i nervi) del ragazzo vengono costantemente messi alla prova dall'isolamento e dai compiti degradanti come svuotare entrambi i pitali, sgorgare il pozzo delle acque putride o trascinare per chilometri una carriola sovraccarica di carbone lungo una strada sassosa e impervia. Soprattutto il perentorio divieto di avvicinarsi alla cima del faro, imposto da Wake al suo subalterno, viene maldigerito e sarà ciclicamente causa di conflitto.<br />Il giovane, barricato dietro la propria tenebrosa reticenza, osserva perplesso la bizzarra "relazione" feticistica che sembra legare il guardiano alla luce del faro e, in una spirale di "panico", visioni, onanismo, superstizione (galeotta fu l'uccisione di un gabbiano) e alcool, perde progressivamente la capacità di raziocinio, divorato dal desiderio irrefrenabile di raggiungere proprio quella luce interdetta.<br />Aragoste, teste mozzate, tentacoli, volatili guerci che reincarnano marinai defunti, baccalà rancido, donne con la coda di pesce e acqua al sapore di merda e piscio sono gli espedienti narrativi (sospesi tra tanto sogno e poca realtà) scelti da Eggers per trasporre questo racconto incompiuto di Edgar Allan Poe. Due "naufraghi" di poche parole brevi e taglienti che sanno diventare loquaci "lubrificando" i "condotti" sociali con superalcolici. La convivenza forzata di ognuno con l'altro e con il proprio io. <br />Una narrazione pretenziosa, una sciarada, un tuffo nel disagio grazie a un sonoro martellante, pioggia incessante e una sporcizia chiamata continuamente in causa, che conduce al geniale parallelo con il mito di Prometeo, colui che rubò il fuoco agli Dei per donarlo agli uomini (più per la macabra sanzione inflittagli da Zeus che per le analogie fra luce e fiamme). <br />È la nota storia della pallina che poggiata su un piano inclinato (non importa quanto) rotolerà sempre più velocemente verso il basso. Metafora che cinematograficamente, a simboleggiare un'inesorabile uscita di senno, sua maestà Stanley Kubrick rappresentò con un ascensore dell'Hoverlook Hotel in fase di discesa dalle cui porte sgorgavano ettolitri di sangue. Era la mente di Jack Torrance, piegata dalla stessa solitudine (nel film Shining). <br />Tanto più pesa il fardello che ci portiamo appresso, tanto più siamo deboli e fragili.<br />Eggers rinuncia ai colori freddi e ben "calibrati" usati in "The Witch" preferendo loro un bianco e nero dai marcati contrasti che rende nero e argenteo il mare nordico e "ammortizza" il disgusto per sangue, interiora ed escrementi. Personalmente ho ringraziato più volte col pensiero l'assenza di cromia. Il rapporto video (circa 4:3) è azzeccatissimo e trasmette quel pizzico di claustrofobia in più, tanto necessario quanto affascinante.<br />Applausi a scena aperta, quindi, per la fotografia (geniale e d'altri tempi) ma non dimentichiamoci delle interpretazioni degli attori, davvero bravi a comunicare prima col viso poi con le parole. <br />Una piccola perla di film, capace di farmi sentire "stranito" (ma forse il termine giusto sarebbe "freaked out", come dicono gli anglosassoni) in un periodo in cui troppe volte il cinema lascia indifferenti. Dopo la visione mi sono sentito come al terzo calice di vino assorbito via wi-fi ed è appunto dopo un bicchiere di buon rosso che ho deciso di scrivere queste righe (la sobrietà totale non ha voce in capitolo). "The Witch" mi lasciò perplesso; "The Lighthouse" mi ha lasciato perplesso ma appagato. <br /> <br />
<br />
Enrico Bonifazi<br /><br /><br /><br /><br />Mister Bonigolhttp://www.blogger.com/profile/05757214923221047760noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7641085026959487023.post-82377766231621252962019-07-27T10:57:00.001-07:002019-07-27T10:57:08.290-07:00About "Annabelle 3 -Annabelle Comes Home-"<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-E9GNt9vu8J0/XTyQRcSDt6I/AAAAAAAAAVY/1d2eEURIwMAHU2QR86SAYDdkX1X0kqCkgCLcBGAs/s1600/annabelle_comes_home_ver4_xlg.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1098" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-E9GNt9vu8J0/XTyQRcSDt6I/AAAAAAAAAVY/1d2eEURIwMAHU2QR86SAYDdkX1X0kqCkgCLcBGAs/s320/annabelle_comes_home_ver4_xlg.jpg" width="219" /></a></div>
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
In una linea temporale più contorta di un nodo vaccaio (quella della serie The Conjuring, basata sulle imprese -vere o presunte- della coppia Warren -realmente esistita-), ecco che arriva il terzo capitolo dedicato alla terrificante bambola Annabelle. Nei primi due film i riflettori erano tutti puntati sulle sue origini, sui motivi della possessione demoniaca di un giocattolo che ha spoglie assai poco "mentite" e del suo potenziale maligno. Questo terzo lungometraggio invece ci proietta nella sua realtà di "carcerata" nella teca consacrata del piccolo macabro "museo" Warren (chiuso a tripla serratura) in attesa di un'occasione per "evadere" e sprigionare tutto il male in essa contenuto.<br />La storia, scritta e diretta da Gary Dauberman (coadiuvato alla "penna" da Wan), parte molto bene, con una sequenza che potremmo collocare precisamente dopo il primo episodio di Conjuring (L'Evocazione), quando la medium Lorraine e suo marito Ed rinchiudono nella loro "stanza degli artefatti" la bambola infestata Annabelle. Scena piacevole e misteriosa che rispolvera la memoria e introduce nel proseguo degli eventi tanto lo spettatore preparato, quanto quello più smemorato o ignaro. <br />Il messaggio è chiaro: la stanza degli artefatti non va aperta mai senza autorizzazione e men che meno la vetrina di Annabelle.<br />Chi ha visto il trailer saprà esattamente quel che accadrà. <br />Chi non lo ha visto può comunque intuirlo. <br />È infatti questa seconda parte di film quella in cui tutto si svilisce e scorre inesorabilmente come qualsiasi mente potrebbe prevedere con un attimo di anticipo.<br />I Warren partono per un impegno nel week-end e affidano la loro figlia tredicenne Judy (McKenna Grace -Captain Marvel, Tonya e Ready Player One- per citarne alcuni) a Mary Ellen (Madison Iseman) una premurosa giovane baby sitter. Al contempo, Daniela, un'amica di Mary Ellen assai invadente e dal carattere forte, incuriosita dalle chiacchiere sulla misteriosa professione dei Warren, convince la ragazza a farla entrare nella casa, attratta dai misteri dell'aldilà. La sua sconsideratezza metterà in pericolo la vita delle due amiche e quella di Judy.<br />Ci sono diversi ingredienti (usuali) che compongono Annabelle 3; non mancano l'elaborazione del lutto, l'expendable pet, lo sviluppo a favoletta sentimentale e gli "scagazzi" quando il volume si abbassa lentamente per poi impennare con violenza, le coincidenze e i buoni sentimenti (manca un po' di cinismo). Del resto in questo casino temporale creato dal sequel del prequel con il terzo capitolo dello spin-off che, dopo un salto di lato uno indietro e uno avanti è arrivato pure a farsi citare nel film La LLorona, il polverone nel cranio equivale a quello di uno studente che deve risolvere un'equazione di secondo grado durante un concerto degli AC-DC. E allora Annabelle 3 si semplifica e si "renderizza" alle esigenze dello spettatore horror del 2019 (sempre meno di nicchia) che cerca proprio questo: il giro sulle montagne russe, il brivido che non duella con l'empatia. Il botteghino sorride. La produzione horror prospera "demineralizzata" ma "per tutti".<br />Gli elementi orrorifici comunque ci sono (sfido io, in una casa con un museo demoniaco!) ma vengono buttati nella mischia confusamente come quando un allenatore che sta perdendo una partita inserisce attaccanti a casaccio nei minuti finali solo per far numero. Il film, dopo alcune interminabili sequenze non "sforbiciate" a dovere, si mantiene su ritmi di tensione accettabili. Quel che invece non ho trovato accettabile è il modo in cui Annabelle viene trattata dai suoi creatori, una comparsa nel film che avrebbe dovuto celebrarla. Un semplice vaso di Pandora ormai vuoto. Una porta. <br />Bravi i protagonisti. Ipnotici nella loro carismatica magnificenza i coniugi Warren, discrete anche le ragazze anche se un tantino teatrali.<br />Quel che resta è qualche spavento, un anello nella catena di questa fortunatissima serie ma anche un film troppo fiabesco (alla Barbablu), scaltramente "piacione" e con soluzioni penosamente "semplici" per lasciare un segno considerevole. <br />Cara Annabelle, cari Warren e carissimo Wan, sappiamo tutti che potete dare molto di più e vi rimando al prossimo capitolo.<br />
Mister Bonigolhttp://www.blogger.com/profile/05757214923221047760noreply@blogger.com136tag:blogger.com,1999:blog-7641085026959487023.post-58977874776435242622019-06-20T04:08:00.000-07:002019-06-20T04:08:18.377-07:00Paura di scegliere<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-GJG00bUJFKQ/XQtovf_pm1I/AAAAAAAAAVA/RntYDtsGXJUkybdfHySNX1ppRz2C2wIQQCLcBGAs/s1600/lion%2Bscared.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="367" data-original-width="500" height="234" src="https://1.bp.blogspot.com/-GJG00bUJFKQ/XQtovf_pm1I/AAAAAAAAAVA/RntYDtsGXJUkybdfHySNX1ppRz2C2wIQQCLcBGAs/s320/lion%2Bscared.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
Scegliere è crescere.<br />
Sbilanciarsi è andare oltre la garanzia del respiro<br />
rischiando l'apnea.<br />
Radici o gemme?<br />
Brooklyn o Galway?<br />
Scegliere è vivere,<br />
a volte morire,<br />
ma morire dopo aver vissuto è comunque vita.<br />
Vivere senza scegliere è prigionia.<br />
<br />
(19-06-2019) <br />
-fotografia dal web-Mister Bonigolhttp://www.blogger.com/profile/05757214923221047760noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7641085026959487023.post-85415099133793852962019-04-22T00:46:00.001-07:002019-04-22T00:46:12.394-07:00About "La Llorona"<div class="testo-recensione">
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-c-rnqMEEmnQ/XL1xNa-7AbI/AAAAAAAAAUc/ixUJaZ3XBSUQXGfXe_CSAGYuQoT881l9ACLcBGAs/s1600/llorona-.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="576" data-original-width="1024" height="180" src="https://3.bp.blogspot.com/-c-rnqMEEmnQ/XL1xNa-7AbI/AAAAAAAAAUc/ixUJaZ3XBSUQXGfXe_CSAGYuQoT881l9ACLcBGAs/s320/llorona-.jpeg" width="320" /></a></div>
<br />
Atteso da due anni, La Llorona, ultima produzione del
ragazzo prodigio (soprattutto se si parla di horror) James Wan, fa
sorridere i conti della Warner ma lascia interdetti gli amanti del
genere. Preceduto da un bombardamento mediatico senza precedenti (almeno
per quanto riguarda gli spot You-Tube legati alla cronologia), il film
si rivela un impasto scialbo che inquieta e spaventa nulla più di uno
strillaccio alle spalle al buio. Non che non faccia sobbalzare, questo
no. Del resto le impennate di volume, seppur precedute da un silenzio
che le rende quasi scontate, nell'oscurità del cinema un certo effetto
ce l'hanno. Tuttavia, per un film strutturato su un'antica leggenda
sudamericana (che da decenni terrorizza i grandi superstiziosi e i più
piccini), quella della dama bianca che nel 'seicento annegò i suoi figli
nel fiume per punire il marito fedifrago per poi suicidarsi devastata
dal senso di colpa, mi aspettavo decisamente di più. Nulla della storia
resta "attaccato" alla pelle e tutto scivola via coi titoli di coda.<br />
<br />
La trama è estremamente (decisamente troppo) semplice: Da tempi
lontani, ai fatti narrati (siamo a Los Angeles nel 1973) la maledizione
della Llorona (la donna piangente) colpisce i bambini. Chi avverte il
suo pianto è soggetto alla sua furia che si placherà soltanto con la
morte dei perseguitati. Storia decisamente difficile da credere per
un'atea e razionale assistente sociale di nome Anna (Linda Cardellini),
che male interpreta i segni di violenza e di tortura sui corpi dei due
figli di Patricia (una sua assistita), attribuendoli alla madre. Anna
(vedova e madre di due bambini) decide di denunciare il fatto alle
autorità, senza rendersi conto che sottrarli alla protezione della madre
li esporranno alla furia del malvagio spettro della Llorona.<br />
<br />
Michael Chaves dirige questo horror "perdibile" in attesa di
riprovarci (spero in maniera più convincente) con The Conjuring 3. I
flash-back 'seicenteschi sono poco suggestivi, quasi amatoriali. Molte
situazioni sono discutibili, altre irritanti. Non c'è trovata che
etichetterà come "originale" o "geniale" una sola sequenza. Linda
Cardellini è brava (lo sappiamo) ma valorizzare questo canovaccio è
davvero un'impresa. Al suo fianco Raymond Cruz, nelle vesti di un
"eroico" e impavido curandero messicano diverte senza convincere. Un
viso noto agli amanti dell'horror è Tony Amendola (Annabelle, The
Devil's Candy) che riveste i panni di Padre Perez (omaggio ad Annabelle
forse unica cosa vagamente intrigante).<br />
<br />
Non c'è una morale nel gesto della Llorona, così come il film ne è
privo. Non suscita paura per la sorte delle vittime, non lascia nulla di
diverso dalla noia. Ciò che lascia (di certo) è il portafogli privo di
qualche euro spesi per il biglietto che andranno ad arricchire la
produzione. 9 milioni di budget e 53 già incassati. Niente male sotto
questo aspetto.<br />
</div>
Mister Bonigolhttp://www.blogger.com/profile/05757214923221047760noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7641085026959487023.post-91458781482314554662019-04-06T01:14:00.000-07:002019-04-06T01:14:08.696-07:00About "CHESIL BEACH"<div class="testo-recensione">
Siamo nell'Inghilterra dei primi anni sessanta. Due novelli sposi camminano sulla spiaggia ghiaiosa di Chesil. Sono Edward (<strong>Billy Howle</strong>), neolaureato col massimo dei voti in storia e grande appassionato di rock e Florence (<strong>Saoirse Ronan</strong>),
talentuosa e ambiziosa violinista di quartetto. Li aspetta una cenetta
romantica nella loro camera d'albergo a pochi passi dal mare e la prima
notte di nozze. Dovrebbe essere idillio per i due, scrupolosamente
attenti alle regole morali prematrimoniali ed entrambi senza esperienza,
ma saranno goffaggine, ansia e disagio a pervadere l'atmosfera
romantica. La tensione accumulata porta Florence a confessare a Edward
la sua posizione riguardo al sesso. La rivelazione cambierà al vita di
entrambi.<br />
<br />
<figure><img alt="Saoirse Ronan, Billy Howle" data-clip="ftvfoto" src="https://www.filmtv.it/imgbank/GALLERYXL/R201702/chesil.jpg" /><a href="https://www.filmtv.it/film/139338/chesil-beach/" target="_blank">Chesil Beach (2017)</a>: Saoirse Ronan, Billy Howle</figure>
<br />
Parte da qui -On Chesil Beach-, film d'esordio di Dominic Cooke,
tratto dal romanzo di Ian McEwan (che di questo film cura la
sceneggiatura). Una storia garbatamente romantica che si fa spazio a
piccoli passi al ritmo di musica classica e rock'n roll mostrando realtà
diverse della classe sociale inglese (lei benestante con genitori
spocchiosi; lui di famiglia modesta con la madre cerebrolesa) e
bellissimi paesaggi marittimi della celebre <strong>Chesil Beach</strong> di Dorset (lunga una trentina di chilometri).<br />
Attraverso capriole temporali e flash-back lo spettatore vedrà
comporsi le storie parallele dei due protagonisti e gli sviluppi del
loro amore.<br />
<br />
<figure><img alt="Saoirse Ronan, Billy Howle" data-clip="ftvfoto" src="https://www.filmtv.it/imgbank/GALLERYXL/R201804/On_Chesil_Beach_-_Szenen_-_09_Edward_Billy_Howle_Florence_Saoirse_Ronan_.jpg" /><a href="https://www.filmtv.it/film/139338/chesil-beach/" target="_blank">Chesil Beach (2017)</a>: Saoirse Ronan, Billy Howle</figure>
<br />
<strong>Il sesso non è sentimento</strong>.<br />
Quante volte abbiamo letto questa frase facendo distinzione fra
istinto e amore dell'essere umano. In -On Cheasil Beach- il concetto di
questa considerazione subisce un ribaltamento di prospettive, venendo
proposto allo spettatore come "il vero amore non ha bisogno del sesso".
Tuttavia le scelte di due giovani e le loro risoluzioni avventate
potranno essere messe in discussione dalla vita, quando l'età avanzata,
li porterà poi a tracciare un bilancio di ciò che è stato e ciò che
poteva essere.<br />
<br />
Pregevoli le interpretazioni dei due protagonisti.<br />
<br />
Un film come quei "puzzle" che per incantare necessitano di quell'ultima tessera incastrata al posto giusto.<br />
Ed eccolo -On Chesil Beach- in tutta la sua elegante bellezza
raccontare attraverso sorrisi, delusioni e lacrime, le difficili scelte
che si fanno per orgoglio.<br />
<br />
Delicato, raffinato, sincero e commovente.<br />
</div>
Mister Bonigolhttp://www.blogger.com/profile/05757214923221047760noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7641085026959487023.post-44755630657329415162019-04-06T01:12:00.003-07:002019-04-06T01:12:43.869-07:00About "ESCAPE ROOM"<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-LYvmxU7gGnQ/XKhfdJ9dn7I/AAAAAAAAAUI/9yG64oNNTJgApumnea9-zNEjCD3oji30ACLcBGAs/s1600/escape-room-movie-poster-2019-thumb-700x393-205919.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="393" data-original-width="700" height="179" src="https://3.bp.blogspot.com/-LYvmxU7gGnQ/XKhfdJ9dn7I/AAAAAAAAAUI/9yG64oNNTJgApumnea9-zNEjCD3oji30ACLcBGAs/s320/escape-room-movie-poster-2019-thumb-700x393-205919.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<br />
Non sarà un film che spicca per l'originalità (visto che affonda le
proprie radici narrative in quel "Cube" che mi affascinò e inquietò non
poco, anni e anni fa) ma questo Escape Room, sagacemente realizzato nel
periodo in cui queste stanze così "logicamente" enigmatiche spopolano
fra gli enigmisti, ha il suo perché.<br />
<br />La trama non è complicata:<br />
per svariati motivi o differenti voglie di rivalsa, sei persone
decidono di partecipare a un gioco di logica che ha come obiettivo la
"fuga" da una stanza (apparentemente senza uscita). Le tensioni e le
fobie nell'ambiente ristretto e nelle condizioni estreme alle quali
verranno sottoposti faranno emergere la loro vera natura e li metteranno
in conflitto fra loro per la sopravvivenza.<br />
<br /><strong>Adam Robitel</strong>, "devoto" dell'horror (noto
soprattutto per aver diretto Insidious The Last Key) dietro la macchina
da presa, si dimostra capace (in questo) caso di dare i giusti ritmi
all'azione miscelando ansie, claustrofobie e fantasmi del passato fra i
personaggi di questo survival-movie. Lo "spettro" del ricordo e i vari
"scheletri" negli armadi compaiono al momento giusto scandendo le
debolezze e rivelando quello che è un disegno più grande proprio come le
dovute linee tracciate a penna farebbero coi puntini da unire.<br />Coloro
che diverranno i protagonisti del macabro gioco ricevono un invito
all'Escape Room tramite un "rompicapo" a forma di cubo, forma geometrica
dell'enigma più celebre al mondo ideato dal geniale Ern? Rubik (idolo
al quale ho dedicato il mio nickname in questo forum) che diviene anche
un palese omaggio al sopracitato film anni novanta.<br />Gli scenari sono
accurati e suggestivi e vanno a toccare il vissuto dei protagonisti
mentre le soluzioni da cercare sembrano create per sfruttare le abilità
fisiche e intuitive dei vari stereotipi, come sempre in questo genere di
film, ben assortiti (si va dal genietto alla soldatessa, dal nerd al
fallito in cerca di redenzione).<br />Le vicende umane s'intrecciano alle
"penalità" del gioco, il battito accelera e l'ansia (mia come
spettatore) procede, empaticamente, di pari passo con quella dei
sopravvissuti in costante apprensione.<br />
<br />
<br />Il mio professore d'italiano mi raccomandava di chiudere sempre
bene un tema perché il finale è l'ultima parte che viene letta prima
dell'assegnazione del voto.<br />Purtroppo Escape Room non cura questa parte.<br />L'ho
trovato avvincente, quasi spossante (in senso buono), piacevole per tre
quarti, fino a quando alcune "forzature" prima dei titoli di coda (che
mi guardo dal rivelare) quasi mi costringono a sottrargli mezza
stelletta. La sceneggiatura paga il voler rivelare troppo e se è vero
che gli amanti degli enigmi esigono una soluzione alla fine, è altresì
vero che le soluzioni poco ingegnose banalizzano il piacere procurato
dal gioco.<br />Il vecchio "Cube" lasciava un filo sottile d'ansia legato
proprio a quel finale così vago, indefinito e "maledetto" mentre Escape
Room "atterra" dalla sua impennata retrocedendo a film
d'intrattenimento, sicuramente piacevole anche se non memorabile.Mister Bonigolhttp://www.blogger.com/profile/05757214923221047760noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7641085026959487023.post-29730831517329808862018-09-22T01:36:00.001-07:002018-09-22T01:36:24.477-07:00About "UN AFFARE DI FAMIGLIA"<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-Z0vWBv20HY8/W6X-76LASOI/AAAAAAAAATs/z-DlGStR2K0wWTEmFQwsq01EagdaDFrUgCLcBGAs/s1600/coverlg_home.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="180" src="https://2.bp.blogspot.com/-Z0vWBv20HY8/W6X-76LASOI/AAAAAAAAATs/z-DlGStR2K0wWTEmFQwsq01EagdaDFrUgCLcBGAs/s320/coverlg_home.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<br />
<span style="background-color: white; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px;">È trascorso oltre mezzo secolo dal cinema muto di Yasujiro Ozu che raccontava di famiglia e lavoro nella società giapponese. Il cinema nipponico però continua a brillare nei temi sopracitati (che noi europei amiamo tanto) e prova ne è l'ennesimo RE-title di questa nuova opera del sagace Hirokazu Kore'eda, in patria letteralmente "Taccheggiatori" translato in "Un affare di famiglia" (come accadde al suo "Ritratto di famiglia con tempesta" tradotto dall'originale "Più profondo dell'Oceano). Non che sia uno specchietto per allodole comunque questa traduzione selvaggia poiché di famiglia realmente si parla. Il film, infatti, mette in luce uno dei significati meno utilizzati (ma pur sempre appropriato) della parola famiglia che, nel caso specifico, non comprende legami di sangue o DNA ma solo un complicato equilibrio di dare e ricevere con affetto e opportunismo all'interno di un nucleo sociale. </span><br style="background-color: white; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px;" /><br style="background-color: white; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px;" /><span style="background-color: white; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px;">Osamu è un uomo di mezza età, un "balordo" dai buoni sentimenti che vive di espedienti, lavoretti saltuari e, soprattutto, utilizza il furto in maniera sfrontata e assidua in compagnia del piccolo Shota. I due condividono un piccolo e umile appartamento con Nobuyo (la compagna di Osamu), la bella Aki e l'anziana Hatsue.</span><br style="background-color: white; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px;" /><span style="background-color: white; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px;">Tra le minuscole e polverose stanze, sovraffollate e congestionate da una suppellettile disordinatissima, regnano armonia e felicità. Un solido legame di affinità e reciproci bisogni, che neppure gli stenti e le difficoltà riescono a ossidare, fa da armatura ai rapporti tra conviventi. </span><br style="background-color: white; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px;" /><span style="background-color: white; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px;">Quando Osamu e Shota, di ritorno dalla "spedizione" furtiva in un market, s'imbattono nella trascurata e infreddolita Yuri (una bambina seria e silenziosa), non esitano a rifocillarla e darle ospitalità. Dopo aver scoperto che i genitori naturali della bambina sono violenti e incuranti, Nobuyo decide di non riportarla a casa e di accoglierla nella loro famiglia.</span><br style="background-color: white; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px;" /><br style="background-color: white; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px;" /><span style="background-color: white; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px;">Il film solleva un tema vecchio ma sempre attuale Una madre è solo colei che partorisce? e pur non fornendo verità oggettive sa innescare numerose riflessioni sugli affetti e sul fatto che (naturale o meno) la famiglia non si sceglie.</span><br style="background-color: white; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px;" /><span style="background-color: white; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px;">L'ambientazione giapponese (così densa di stress e di fascino) non deve ingannare su quanto lontana sia la questione (basta pensare agli eterni dibattiti sulla famiglia ogniqualvolta si leggifera sui diritti) ma focalizza l'obiettivo sull'affetto, spesso grande seppur proveniente da un pessimo esempio di soggetto civile.</span><br style="background-color: white; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px;" /><span style="background-color: white; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px;">La fotografia retrò rende tutto più "domestico" e reale anche se a tratti sembra farti perdere il filo del "quando".</span><br style="background-color: white; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px;" /><span style="background-color: white; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px;">Per quasi un'ora mi sono interrogato su trama e target del film, poi le congiunzioni si fanno più chiare. I segreti (anche macabri) venendo alla luce riordinano una storia di grande umanità che prende forma nei sobborghi più poveri per mostrare a me, spettatore, la grande fatica dell'affrontare positivamente (ogni giorno) la drammaticità della vita.</span><br style="background-color: white; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px;" /><br style="background-color: white; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px;" /><span style="background-color: white; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px;">Palma d'Oro a Cannes meritata.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px;">Enrico Bonifazi (Cinerubik)</span>Mister Bonigolhttp://www.blogger.com/profile/05757214923221047760noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-7641085026959487023.post-70624218311446472692018-02-28T01:59:00.001-08:002018-02-28T01:59:40.532-08:00About "LADY BIRD"<div style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<strong style="background: transparent; border: 0px; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><br /></strong></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-Rw7TrwYYTKc/WpZ9dRJnvpI/AAAAAAAAATI/Xb_VIvnKdc0mYDeIA_dyAvPdAZrvv7CjQCLcBGAs/s1600/Lady%2BBird%2Brecensione.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="655" data-original-width="458" height="320" src="https://2.bp.blogspot.com/-Rw7TrwYYTKc/WpZ9dRJnvpI/AAAAAAAAATI/Xb_VIvnKdc0mYDeIA_dyAvPdAZrvv7CjQCLcBGAs/s320/Lady%2BBird%2Brecensione.jpg" width="223" /></a></div>
<div style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<strong style="background: transparent; border: 0px; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><br /></strong></div>
<div style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<strong style="background: transparent; border: 0px; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Greta Gerwig</strong>, si piazza dall'altra parte della macchina da presa per dirigere (dopo averlo scritto) Lady Bird, film premiato ai Golden Globe 2018 con due statuette (categorie "commedia o musicale" e "attrice protagonista") che vanta anche cinque nominations agli Oscar.</div>
<div style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
La frizzante commedia che rasenta talvolta il piccolo dramma esistenziale, racconta il disagio sociale di Christine McPherson studentessa diciassettenne desiderosa di smuovere il suo status quo, "presa in trappola" tra il liceo cattolico che frequenta, un padre depresso, un fratellastro inconcludente, una madre intransigente e (come un estintore sulla fiamma accesa) sempre pronta a insinuare sensi di colpa sulla sua voglia di sognare e di "volare" via; di migrare da una città, <strong style="background: transparent; border: 0px; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Sacramento</strong>, che ella sa amare e odiare al tempo stesso; volare via come l'uccello (bird) con il quale si ribattezza da sé (<strong style="background: transparent; border: 0px; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Lady Bird</strong>) per spogliarsi da quel "religioso" Christine che le hanno "affibbiato" i genitori.</div>
<div style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
</div>
<figure style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><img alt="Saoirse Ronan" data-clip="ftvfoto" src="http://ftv01.stbm.it/imgbank/GALLERYXL/R201709/Lady-Bird-1600x900-c-default.jpg" style="background: transparent; border: 0px; display: block; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; max-width: 100%; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;" /><div style="background: transparent; border: 0px; color: #555555; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<a href="http://www.filmtv.it/film/138760/lady-bird/" style="background: transparent; border: 0px; color: #e30031; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; text-decoration-line: none; vertical-align: baseline; word-wrap: break-word;" target="_self">Lady Bird (2017)</a>: Saoirse Ronan</div>
</figure><div style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
</div>
<div style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<strong style="background: transparent; border: 0px; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Professore</strong>: "Christina"</div>
<div style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<strong style="background: transparent; border: 0px; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Lady Bird</strong>: "Lady Bird"</div>
<div style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<strong style="background: transparent; border: 0px; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Professore</strong>: "Is that your given name?" -trad- "È il tuo nome di battesimo?"</div>
<div style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<strong style="background: transparent; border: 0px; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Lady Bird</strong>: "yep" -trad- "Sì"</div>
<div style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<strong style="background: transparent; border: 0px; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Professore</strong>: "Why is it quote?" -trad- "Perché è scritto virgolettato?"</div>
<div style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<strong style="background: transparent; border: 0px; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Lady Bird</strong>: "Well, I gave it to my self, it's given to me by me" -trad- "Già, me lo sono dato io, battesimo per me da me"</div>
<div style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
La Gerwig, dunque, "impiatta" sentimenti adolescenziali in verità non nuovi a trasposizioni cinematografiche riuscendo però a trovare quella combinazione d'ingredienti che appetiscono, sfamano, appagano in un film che sa parlare chiaramente i complessi linguaggi dell'età studentesca e della crescita. Lady Bird, "svolazza" di ramo in ramo nell'indigesta realtà del "lato povero dei binari" (frase da lei pronunciata che pare metafora ma è realtà) che sa di poter abbandonare solo (apparentemente) fingendo di essere quella che non è cioè vestendo i panni della ragazza benestante e spregiudicata in cerca di popolarità oppure (realmente) riuscendo a farsi accettare in una qualunque tra le tante università della costa orientale alle quali ha fatto domanda, contro ogni possibilità economica sostenibile, all'insaputa della madre.</div>
<div style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
</div>
<figure style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><img alt="Saoirse Ronan, Beanie Feldstein" data-clip="ftvfoto" src="http://ftv01.stbm.it/imgbank/GALLERYXL/R201709/V1-0008_LB_00000_1_.jpg" style="background: transparent; border: 0px; display: block; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; max-width: 100%; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;" /><div style="background: transparent; border: 0px; color: #555555; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<a href="http://www.filmtv.it/film/138760/lady-bird/" style="background: transparent; border: 0px; color: #e30031; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; text-decoration-line: none; vertical-align: baseline; word-wrap: break-word;" target="_self">Lady Bird (2017)</a>: Saoirse Ronan, Beanie Feldstein</div>
</figure><div style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
</div>
<div style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Oltre ai sogni di affermazione e ribellione, nella sua vita trovano spazio l'amicizia vera e quella d'opportunismo, la scaltrezza e l'invidia, rabbia, comprensione, insubordinazione e (più per curiosità che per malizia o passione) le prime scoperte sessuali, tutti sentimenti capaci di forgiare in lei un carattere forte e fiero. Con il pesante fardello dell'insoddisfazione e sbandierando i suoi diciotto anni come un trofeo, Lady Bird tenterà di spiccare il suo volo più ampio, verso la realizzazione e un'età adulta da amare e non più da sopportare, lontano da Sacramento per poi ricordare con affetto e malinconia i quartieri e la casa nella quale avrebbe desiderato vivere e (a distanza) ricucire il rapporto con la madre e con la propria famiglia.</div>
<div style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
</div>
<figure style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><img alt="Saoirse Ronan, Laurie Metcalf" data-clip="ftvfoto" src="http://ftv01.stbm.it/imgbank/GALLERYXL/R201708/ladybird_02.jpg" style="background: transparent; border: 0px; display: block; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; max-width: 100%; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;" /><div style="background: transparent; border: 0px; color: #555555; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<a href="http://www.filmtv.it/film/138760/lady-bird/" style="background: transparent; border: 0px; color: #e30031; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; text-decoration-line: none; vertical-align: baseline; word-wrap: break-word;" target="_self">Lady Bird (2017)</a>: Saoirse Ronan, Laurie Metcalf</div>
</figure><div style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
</div>
<div style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Il forte impatto narrativo si regge per gran parte sul valore degli interpreti come le bravissime<strong style="background: transparent; border: 0px; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Saoirse Ronan</strong> (Christine -Lady Bird-) e <strong style="background: transparent; border: 0px; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Laurie Metcalf</strong> (la signora McPherson) oltreché sulla sagacia della director (eh già, servono davvero più prospettive femminili nel cinema!) che "pillolizza" alcune scene impedendo alla noia di metter radici e riesce a essere esaustiva al tempo stesso. Il montaggio è infatti un'autentica chicca con repentini cambi di scenario una volta che il concetto è stato espresso senza enfatizzare nulla ma curandosi che il pubblico assimili bene ogni evento. Ne è un chiaro esempio, all'inizio del film, il battibecco in automobile madre-figlia nella sequenza che precede i titoli di testa, al termine del quale la ragazza compie un gesto estremo che non viene successivamente rimarcato se non tramite l'eloquente traccia di un pennarello sul gesso. La narrazione è questa, fatta anche di scritte furtive sui muri, dettagli inanimati ed espressioni facciali semplici da codificare.</div>
<div style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Una curiosità riguarda Lucas Hedges (nella foto insieme alla regista), che interpreta lo studente Danny, dal quale è attratta Lady Bird: Lucas ha fatto da spalla ad Affleck in Manchester by The Sea (ricevette anche lui una nomination come supporter) e l'ho visto appena ieri in Tre Manifesti a Ebbing, Missouri accanto a Frances McDormand (nomination 2018) oltre a questo film (la Ronan nominata); devo dire che il ragazzo seleziona bene i suoi ruoli e (a quanto pare) valorizza chi affianca niente male.</div>
<div style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
</div>
<figure style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><img alt="Greta Gerwig, Lucas Hedges" data-clip="ftvfoto" src="http://ftv01.stbm.it/imgbank/GALLERYXL/R201802/LB_01514.jpg" style="background: transparent; border: 0px; display: block; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; max-width: 100%; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;" /><div style="background: transparent; border: 0px; color: #555555; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<a href="http://www.filmtv.it/film/138760/lady-bird/" style="background: transparent; border: 0px; color: #e30031; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; text-decoration-line: none; vertical-align: baseline; word-wrap: break-word;" target="_self">Lady Bird (2017)</a>: Greta Gerwig, Lucas Hedges</div>
</figure><div style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
</div>
<div style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
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<div style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Soirse Ronan è nuovamente alle prese (come due anni fa nel bellissimo "Brooklyn") con l'esigenza di lasciare "casa" contrapposta alla malinconia del distacco, situazione capace di far gemmare nel suo personaggio numerosi stati d'animo in contrasto tra loro e dopo averne apprezzate l'evoluzioni, mi sento di consigliare vivamente la visione di questa "metafora" dell'uccello che deve migrare per sopravvivere ma che poi, guardando indietro da lontano con diversa prospettiva, troverà sempre un modo per capire qual è il momento giusto per tornare e dare un significato al proprio volo. Non esiste una strada che non implichi scelte e rimpianti. La vita per Lady Bird è un costante avanzare verso le grandi aspettative e il sogno di autonomia.</div>
<div style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Enrico Bonifazi (postato su FilmTV.it)</div>
Mister Bonigolhttp://www.blogger.com/profile/05757214923221047760noreply@blogger.com189