giovedì 1 maggio 2014

L'UOMO NERO



Ti aspettavo.
Ti temevo ma non sei niente.
Mi alzo di scatto quando sposti la mia sveglia indietro di trent'anni
e ti nascondi sotto al letto
a ridere sottovoce.
Ma ti sento.
Cerco la serenità che hai strappato dalle mie lenzuola
e tento di ritrovare il filo del mio russare.
Non esistono finestre che danno sui sogni
né danni nel periodo d'incubazione degli incubi.
Esisti quando io dormo,
vedo la tua coda nera rifugiarsi nel muro di mattoni squarciati.
Per un attimo rivedo i lividi e l'indifferenza,
poi sento il respiro al mio fianco
e la zattera di gommapiuma smette di impregnarsi e affondare.
L'uomo nero ha paura del sole e scappa
lasciando a terra orribili squame.
Non lo so quando ho smesso di ridere
e quando ho ricominciato a farlo;
non ho intenzione di smettere.
C'è una mano da cercare nel buio.
E' vicina.
Grazie.

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