Stringevo il volante
e immaginavo le indicazioni certe verso
un respiro lungo...
uno svincolo,
una scorciatoia,
un rettilineo dove potersi
addormentare.
C'erano le sue gambe come ramoscelli,
prosciugate,
quasi assorbite dal materasso.
C'era il suo passo incerto e coraggioso
da dimenticare.
E stringevo il volante
con il peso di quel portone richiuso
alle spalle,
senza forze né conforto.
Il sorriso dell'Angelo è contagioso
e non taglia le labbra come il bordo
del bicchiere.
Il petto si gonfia di quella gioia che
strapperebbe le ferite suturate
e che continua a dolere un po'.
Stringevo il volante guidando verso la
normalità e urlavo come un pazzo.
Nessun percorso alternativo.
Siamo arrivati.
Siamo tornati.
Anche le sue gambe.
Il petto di ognuno si distende, come
fosse un dipinto.
Le cuciture come segnalibro.
Il mondo non farà a meno di
quest'opera d'arte.
(Enrico Bonifazi - Dicembre
2013)
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