mercoledì 25 dicembre 2013

Mr Hyde

Restituiscimi il mio amico,
perfido, subdolo e spento Mr Hyde
che continui a nutrirti di sogni altrui
senza saziarti mai.
Sparisci,
e smettila di nasconderlo a noi.
Smettila di divorare i suoi sentieri,
di avvelenargli un buon vino
e confondere le carte del mazzo.
Lasciaci dissotterrare la poesia e l'umore
che non ti appartengono.
Un vuoto incustodito e qualche briciola;
ecco quel che sei,
perché non sei lui
e non sai nasconderti bene.
Solleva il piede dal suo tubo dell'aria.
Sei una stupida parrucca
e l'effimero trucco di un pagliaccio.
Le palpebre chiuse sono pesanti
ma insieme le solleveremo
perché possa vedere ancora.
Saprà che basta tendere un braccio e allungare le dita
verso il bordo delle sabbie mobili
per accendere la speranza
di afferrare la mano di un amico.
Sparisci, stanco, triste e inutile Mr Hyde
che nascondi il futuro a chi ha perso il passato.
Affonderai, lo so, e la mia mano aspetterà.
Sarai un tramonto, un lungo respiro
e alzeremo i calici ad un nuovo sole,
per vederli brillare nuovamente.





                                                                                   Enrico Bonifazi  (25/12/2013) 

venerdì 15 novembre 2013

UN PICCOLO FORO NEL SOLE

Non è come quando si attende un gran giorno.
Non è un venerdì di festa.
Le lenzuola non sono accoglienti come quelle di casa.
I sismografi di tutto il mondo
rilevano i battiti veloci del mio cuore,
ma ciò che vale
è il cuore di Vale.
Sarà che quando prendo in mano una piccola vite
mi casca sempre a terra.
C'è l'anestesia. Certo.
Ce n'è un po' anche per il cuore di un padre?
Il sole tramonta e risorge
ma non mi frega niente di lui.
Mi sposto perché sono d'intralcio a questo o quello.
Un ostacolo al tran tran
di un universo parallelo.
Un satellite inutile.
Vale vede bene le cicatrici sui bambini come lei
e con l'empatia dei suoi nove anni
intuisce anche quelle sui volti degli adulti.
Un luccicare nascosto,
sulle guance,
come la scia di tante chiocciole.
Ma lei,
terrorizzata dai ragni più che dal bisturi,
sorride
ed è questo il sole di cui m'importa qualcosa.
Io ho nove anni e lei quaranta
mentre aspettiamo.
Qualcuno riuscirà a chiudere un forellino nel sole,
nel frattempo, la mia bambina
mi istruisce al coraggio,
giorno dopo giorno
ed io non riesco a non stringerla a me,
perché le voglio bene e le sono grato.

                                                                                    A Valentina, una forza della natura.
                                                                                                  
                                                                                                           07/11/2013

domenica 27 ottobre 2013

LE STRADE DI GENOVA

Il sole, il cielo, l'azzurro.
Un bambino che stringe la mano del padre.
Un lungo ed innocuo serpente di persone e idee
che avvolge tra le sue spire
l'anfiteatro Genova,
per proteggerla dal veleno degli altri... di pochissimi altri.
Una nuvola, un presagio
e poi tutto questo si fa nero.
Non scuro, come un temporale,
ma proprio nero,
di quel nero che rappresenta qualcosa.
E Genova cambia.
La poesia di un pomeriggio
muta la sua metrica in ostilità.
I vicoli pittoreschi si restringono
fino a prendere in trappola chiunque,
tra il sudore, lo sporco, il sangue e il respiro inasprito dai gas.
Verrebbe da strapparsi i vestiti,
come in preda alle fiamme.
Ognuno chiama qualcun altro
che non si trova più al suo fianco.
Il serpente diventa una lucertola che perde la coda...
che perde migliaia di code.
Il nero avviluppa ogni angolo.
Non esiste rifugio.
Tanti piccoli Pac-Man fuggono senza schemi,
inseguiti, da ogni direzione, dalle forze dell'ordine.
Il tramonto e poi l'alba
ad illuminare i frammenti di vetro
e la plastica bruciata,
oltre a scarpe e oggetti di ogni tipo.
Nessuno si scusa.
Nessuno dimenticherà.
Lentamente la coda del serpente si riunirà
e il cielo sarà di nuovo azzurro.
Nessuno si vergognerà.
Tutti avranno più paura.



                                                                                                          Enrico Bonifazi
                                                                                                           (Luglio 2001)
Immagine presa dal Web.

sabato 26 ottobre 2013

L'AMICO CHE NON VEDI DA QUALCHE ANNO

L'amico che non vedi da qualche anno
sai che sta bene.
Con lui avresti scambiato poco più di un saluto
e non te la prendi con il tempo che vi ha separati.
Non speri nemmeno di incontrarlo per strada
perché, semplicemente, non pensi a lui
e al come sarebbe vederlo scherzare con la sua bambina,
con qualche capello grigio e increspature che non ricordi.
Un giorno però poi lo rivedi.
Affisso al muro il suo “destino” ...il suo capolinea
e due righe di retorica cristiana.
Allora sì, ti manca un po'
e in gola si forma un groviglio che intrappola tutto.
Il passato è impossibile da difendere
e al futuro non sono bastati
miliardi di stupidi, inutili globuli bianchi.
L'amico che non vedi da un decennio lo immagini felice,
senza rendertene conto.
Un ricordo lontano, lieto,
quel sudore condiviso all'inseguimento dello stesso pallone di cuoio.
E adesso ti manca, cazzo se ti manca,
nel calmo, silenzioso distacco
il potere immaginare per lui un qualunque presente.
O meglio ti manca il continuare ad ignorare quella vita
sconosciuta e parallela,
da qualche parte nel mondo...
felice e senza fine,
come quella di chi è sparito dal tuo passato
senza mai ricomparire.


                                                                (a "Max") 

                                                                                       Enrico Bonifazi 
                                                                                                            -novembre 2013-

mercoledì 25 settembre 2013

LA VERA RICCHEZZA

E' buffo sai,
ma oggi pensavo
che il sole non mi ha mai regalato un centesimo.
L'aria che respiro non mi ha mai presentato il conto
né proposto un rimborso.
La pioggia non riempirà mai il mio salvadanaio.
Il tuo sorriso però è ricchezza,
nel mezzo dell'essenziale.
L'ultimo spicciolo in fondo alla tasca per il caffè.
Lo specchio del mio umore.
La pioggia, sì, bagnerà la mia terra,
innaffiandola
e il sole permetterà in essa la vita,
mentre l'aria conserverà, in tutto questo,
un ruolo fondamentale.
Ma nessuno di questi elementi è mai stato fiero di me.
Nessuno di loro mi ha mai amato come ogni uomo desidera.
Il sole non mi aspetta alzato, in cielo, fino a tarda notte.
L'aria sparisce appena mi allontano da te
e l'acqua non ha i tuoi splendidi occhi.
So scegliere ciò che vale
e ho scelto tanto tempo fa.
Tutto il resto è importante... vitale, dicono,
ma per me
vivere è amare TE.



(Enrico Bonifazi 25/09/2013)

mercoledì 19 giugno 2013

FIAMMIFERI

FIAMMIFERI



Alcuni si spengono in fretta
perché basta un leggero soffio di vento.
Altri resistono più a lungo,
anche in preda alla tormenta,
perché hanno, attorno, una mano
 a proteggere la loro fiamma.
Ci sono quelli fragili
che si spezzano,
quelli che faticano ad accendersi
oppure quelli mai strofinati
e dimenticati in fondo al cassetto.
Poi ci sono quei fiammiferi
che prestano il fuoco ad altri
e a loro si accostano,
per generare nuove fiamme e nuovo calore...
perchè tutto abbia un seguito.
Nel frattempo, piacevolmente,
si consumano fino ad incenerire,
illuminando una piccola parte di mondo
lì attorno.
Scaldano scaldandosi.
Se qualcuno ha avuto la fortuna di osservarli,
la luce entra in lui
ed egli la continua a vedere
con le palpebre abbassate,
come dopo aver fissato il sole.
Non c'è l'oscurità.
Nel cuore,
per sempre,
ognuno conserva il bagliore di un piccolo, grande, fiammifero.

                                                                             
                                                                                               (Enrico Bonifazi 19-06-2013)

mercoledì 12 giugno 2013

Nel giardino dei limoni




Nel giardino dei limoni sorge il sole
e anche in quello degli avocado.
L'uranio impoverito ha reso povera la terra.
Stessa aria, stessa polvere e stesso sangue che le bagna.
Un pretesto cosparso di benzina
arde in fretta.
Il domani sarà sempre domani.
C'è un tramonto rosso rosso
nel giardino dei limoni
mentre in quello degli avocado si nasconde la polvere sotto ai tappeti.
Sfortunatamente a tramontare è solo il giorno.
L'odio non si riposa mai.

                                                                                                Enrico Bonifazi
                                                         

mercoledì 8 maggio 2013

TRA I FIORI E L'ERBA

Un prato, da qualche parte nel mondo
e ci sono anche io.
Pioggia, sole, ancora pioggia e ancora sole.
Non serve altro.
Spuntano i fiori, anche se non li coltivi,
anche se li ignori
e crescono dove meno te lo aspetti.
Un funghetto che prima non c'era
e un denso profumo che prende pieno possesso del mio petto.
Tutt'intorno fili d'erba a riempire lo spazio,
a separare
e scandire gli intervalli del campo visivo
per dare risalto a tutto ciò che è diverso.
Quel ciondolo d'oro non lo avevo notato prima,
tra l'erba e i fiori,
pur passandogli accanto decine di volte,
quasi rischiando di calpestarlo.
Il prato pettinato da una brezza leggera ed eccolo lì il bagliore.
Non so se l'ho trovato io o sia stato lui a raccogliere me
ma lo tengo al collo, in alto,
perché non cada più
o per non cadere più.
Domani hanno messo brutto tempo
e non so se il prato sarà lo stesso
e non so se ci tornerò.

                                                                   ENRICO BONIFAZI

mercoledì 1 maggio 2013

SOLO CON LA LUNA




Stasera c'è la luna
e l'allegria invade l'aria.
Mi sto nascondendo da quest'ilarità
per restare solo con la luna.
Ora è una culla un po' crepata
e forse ride di me.
In ogni serata così
vorrei essere invisibile alla gente
anche solo per trenta secondi.
La luminescente culla mi punta sempre di più
e allungo le dita, quasi per toccarla
ma c'è una lastra di vetro
e lei ride come un ubriaco in un vicolo.
Forse ho perso la strada...
gli uccellini hanno divorato le mie briciole nel bosco,
oppure so bene dove voglio arrivare
e non credo nei miei mezzi.
E così, nel bicchiere, continuano a riflettersi immagini distorte
mentre io, così diverso dal colore dell'alcool
ne avverto l'odore
e accanto a me,
me stesso,
rimane soltanto una luna un po' crepata.

                                                                                      BONIFAZI ENRICO


Immagine da   bendikov.ru

sabato 27 aprile 2013

Arlecchino


C'è un arlecchino a testa bassa.
E' stanco tanto stanco che a qualcuno potrebbe sembrare infelice.
I segni sulle caviglie e sui polsi fanno male.
E' il prezzo della libertà o perlomeno della speranza
E' innamorato di Colombina     
e questo rende il suo abito a colori.
Il mondo è senza zucchero, lo stanno sottraendo ad ogni cosa.
Senza pane e nutella, senza suoni soavi dal passato.
Avanti bisogna andare  mentre la gente finge di dormire sotto le coperte ricamate.

Il mondo russa

Il meschino Pantalone lavora come un forsennato.
Dice che bisogna stare al passo coi tempi
e così asfalta ettari di prati e margherite
e sul catrame ci coltiva auto in sosta.

Arlecchino respira camminando tra la gente dai cappotti merdicolori
e gli pseudobambini con le facce a forma di monitor.
Chiudono gli occhi, sono tristi...
INSERT COIN...    sorridono.

Una volta arlecchino imparò a smontare un fucile
e gli insegnarono l'alfabeto NATO
poi imparò (da solo)
a considerarle cose inutili.

Le luci spente  i palazzi addormentati e le auto silenziose.

Il suo piatto preferito è in manicomio
è bandito    oppure no  però...
E cammina cammina tra gli amici contenti oppure no però...

Colombina dorme anche lei  e non si accorge di stare stretta.

Troppo pochi metri e metri recintati   e noi siamo troppi
tanto che geni certificati hanno partorito la clonazione umana.
Staremo più stretti,   
ancora di più,
che se almeno servisse a ridare un padre a chi non l'ha più
le mucche la smetterebbero di riderci dietro per la nostra follia.

Eccolo lì  il nostro arlecchino, perso tra questi pensieri
con il cuore picassiano che rimbalza (a volte) come una palla da rugby.
Può l'amore cancellare il contorno dei suoi occhi?


Gira la chiave.           Eccola colombina !
                         Eccola la tua casa a colori!
L'amore può.


Chi ha detto che non si può cambiare il mondo?
Basta chiudere la porta a tutto ed amare più che si può.

Arlecchino ha spento la luce. E' solo una maschera in fondo
e nel suo piccolo regno di cemento armato ed intonaco
si prospetta una notte tranquilla.
Non aprirà la porta di casa a quei suoi pensieri tristi
per continuare ad ammirare attraverso le palpebre della sua donna
l'unica cosa incontaminata,
L'unica medicina del cuore, dello stomaco
e di tutto il suo piccolo universo.


Buona notte.
  

domenica 21 aprile 2013

LE BUGIE QUOTIDIANE

Si avvicina la sera. E' l'ennesima sera in cui sono stanco.
L'unico suono che bramo e' il clicchettare della chiave di casa.
L'unico colore che tollero e' il verde dei semafori.

La gente e' arrabbiata sulla via di casa, e si calpestano senza riguardo,
fieri come tanti re sulla strada della cattiveria.

Ma oggi non e' un giorno come tutti gli altri!
Oltre le montagne, tra gli alberi di mele, la gente ha riaperto gli occhi.
Forse la cenere nel vento gli dava fastidio,
o forse davvero finche' non ti trovi di fronte al danno la lezione e' inutile.
Parlano troppo quelle lingue miliardarie , tanto da farmi sputare
quando ci penso ,il veleno che mi sta sullo stomaco.
Ho comprato il giornale oggi, per solennizzare questo giorno,
ma sono arrivato tardi.
L'inchiostro che cercavo deve essersi nascosto tra le dita dei nomi criptati.

La storia ci consuma ...proprio cosi.
I pavoni si mangeranno i leoni molto presto,
ed ogni cervello si fidera' di quello che vede.

Per quel che mi riguarda , sono contento di avere un posto cosi splendido
dove fare ritorno la sera.
Chiudo la porta alle mie spalle quasi tirando un lungo sospiro di sollievo.
Nessuno puo' dirmi come vivere. Io non ho subito il matrimonio.
Ho scelto di mio, una strada senza cattiveria anche se confina troppo
con il resto del mondo.
Quando sara' il momento apriro' la mia porta a tutte le cicogne
che vorranno entrare per essere fiere di assomigliarmi.
Fino ad allora ogni sera, tornando dal lavoro,
l'unico suono da me gradito sara' il clicchettare della chiave di casa
e l'unico colore che accettero' sara' il verde dei semafori,
ma se tutti quanti avessimo voglia di rinunciare a qualcosa...
anche di piccolo, staremmo sempre allegri... e non sarebbe male!


"Morti due uomini ed un marocchino" titolava un giornale triestino parlando di
un incidente qualche tempo fa...
Ogni cosa se la fai ruotare restera' la stessa da ogni angolazione.
Una frase cambia senso spostando una sola parola.
(Ho quel che vedo  / Vedo quel che ho )
( Dormo quando respiro/ Respiro quando dormo)   (mangio quel che mi piace / mi piace quel che mangio)






                  Contro l'informazione manipolata! Dite le cose come stanno!

Scritta il 27/03/2001

LE MANI IN TASCA

La mia maschera e' un volto,
non si stappa...non si beve.
Tutte le scarpe si somigliano
e alcune sono piu' uguali delle altre.
Puzzano di vomito nei gabinetti delle discoteche
dove nel cranio appare una finestra.
Caro vicino, la tua erba non e' affatto piu' verde.
Ti presto i miei colori ad olio
cosi potrai fingere che un quadro sia una finestra
e l'aria che arrivera' sara strana in riva al fiume,
e da ogni naufragio mi salveranno le mani in tasca.
Tra tutte le vetrine mi troverai in un angolo buio,
un angolo silenzioso.
Scorrono brillanti e repellenti come una pisciata
cavalli sulle camicie, auto grigiometallizzate,
sorrisi in prestito, foto di piscine a Sharm el Sheik.
Magari il mondo non si accorgerà che esisto stasera
ma con le mani in tasca, in riva al fiume
sento questa strana aria di paese straniero.
Poi mi rendo conto di essere io lo strano...
io senza simboli, io che non fumo marjuana,
io che odio ogni dannato suono che non sia accompagnato da versi.
Negli USA tutti ballano in riva al fiume 
poi si uccidono
poi la TV dice che va tutto bene.
Sono un po' asociale, ho voglia della mia donna
e di regalarle un mazzo profumato di tasche dei pantaloni.
Non ho voglia di tornare in riva al fiume c'e' un'aria strana
che si stappa  e si beve  come  la maschera che hanno tutti.
La mia maschera e' il mio volto... forse questo e' lo strano.

                                                                                                          

mercoledì 17 aprile 2013

IL FUTURO...

Il futuro…

Vieni insieme a me , e fidati…
Ti aprirò il libro del futuro.
Clicca sull’icona … Please Wait …
Ecco il mondo catodico, ed eccomi .
Sono uno schiavo. Non sono le mie dita a premere il pulsante
ma viceversa.
Balletto , televendita , Reality Lies ,
ma non c’è spazio nel futuro per le balene.
Tutto è grigio e noioso, come in un film tedesco ,
ma puoi cambiare in fretta
e girare, sempre più in fretta e ancora di più .
Cercando senza trovare.
E non c’è spazio in tutto questo per le balene …
No , non c’è spazio nel futuro per le balene…


martedì 9 aprile 2013

Tanto in Champions... bla bla bla

"Tanto in Champions League ci vogliono fare arrivare il Milan!" ...quante volte ho sentito pronunciare questa frase nell'ormai lontano 2008. Juventini, interisti, laziali e romanisti, per una volta tutti d'accordo nell'asserire che dietro alla strepitosa rimonta rossonera in quel finale di stagione, ci fosse un disegno più grande. Convinzioni che nemmeno le dure sentenze del processo per Calciopoli erano riuscite a sradicare dalla testa della gente. Alla penultima giornata però qualcosa accade e il Milan viene sconfitto (con pieno merito) dal Napoli, squadra dagli obiettivi già raggiunti e senza altri stimoli se non quello di regalare un'ulteriore soddisfazione ai propri supporters. La Fiorentina, che seguiva ad un passo, ne approfitta, sconfigge il Parma e scavalca i rossoneri. L'ultima giornata è di quelle razionalmente già segnate, con il Milan che travolge l'Udinese e i viola che (dopo un tiro al bersaglio infinito) stendono un Torino già salvo, in un clima di amichevole gemellaggio. Ad Ancelotti & C. tocca l'Europa League, premio di consolazione e i pennutissimi gufi saccenti che davano per scontato l'approdo dei diavoli nell'elite europea, si consolano per avere sbagliato previsione gustandosi un verdetto che, in fondo, era ciò in cui avevano sempre sperato. In questi giorni, a distanza di un lustro da quella deludente domenica, serpeggiano le stesse supposizioni, i medesimi sospetti e circolano le velenose parole di chi ama questo sport, ma forse maggiormente le polemiche legate alla Serie A. Ed ecco che prende la parola Paolo Bonolis, un tifoso deluso, uno dei tanti interisti con il muso lungo, incapace di accettare una sconfitta clamorosa (probabilmente ingiusta) e pesantissima come quella subita contro l'Atalanta e nel dar fiato alle trombe non si cura delle stonature. Parla di torti subiti, di rigori assurdi concessi alle avversarie e si aggrappa al complotto come un normalissimo cuore sportivo infranto che vorrebbe rivedersi la moviola di ogni fallo laterale concesso per trovarvi del marcio e poter finalmente scagionare la sua squadra del cuore dall'aver incassato quattro reti in casa in meno di quarantacinque minuti. Tutto comprensibile: lo sfogo, la rabbia. la delusione, l'esagerazione. Ma ecco la "stecca" che mi trafigge timpano e fegato: Bonolis tira in ballo il Milan. Il Milan, la squadra che in 15 anni ha vinto "la bellezza" di tre scudetti (e tralasciamo i dettagli); il Milan che nel suddetto periodo è l'unica fra le tre grandi ad essere rimasta per ben due anni consecutivi senza alcun tipo di qualificazione alle coppe (1997/99); il Milan che nella stagione in corso, dopo la 12a giornata era terzultima in classifica ed era la squadra con il maggior numero di espulsi, ammoniti, in passivo nel rapporto rigori a favore/contro e che, proprio contro i nerazzurri subì l'ingiustizia di una rete valida annullata; il Milan che non ha ottenuto prescrizioni. Bonolis nel suo impeto di passione dimentica che davanti all'Inter ci sono anche Napoli, Fiorentina e Lazio, queste ultime due invischiate (ai tempi) più del Milan nei processi per illecito sportivo. Quale complotto ben architettato prevederebbe l'assegnazione, nella stessa partita, di due (peraltro dubbi) calci di rigore contro la squadra che (secondo quanto colgo dalle sue dichiarazioni) dovrebbe essere favorita nella corsa? Quale giustizia sportiva "taroccata" toglierebbe per avere detto una parolaccia, l'attaccante più in forma ai rossoneri per tre giornate (e alla vigilia dei match contro Napoli e Juve) se le cose stessero veramente così? La risposta la lascio a loro, quelli che sanno sempre tutto e che, in passato, a furia di lacrime e manette si sono trovati tra le mani uno scudetto in più da appendere in bacheca. L'incompetenza degli arbitri sta infangando lo sport che amiamo, questo è vero ma è anche vero (sarei poco obiettivo a non sottolinearlo) che il Milan quest'anno è in attivo con gli "aiutini" così come probabilmente l'Inter è in debito con gli episodi arbitrali e l'amarezza di un tifoso come Paolo Bonolis, in parte la condivido. D'accordo sul sentirsi danneggiato, ma tirare in ballo il Milan è il solito luogo comune, triste e poco fantasioso che mi spinge alla solita conclusione: ma se la pensa così, perché continua a seguire il calcio? Le alternative domenicali non mancano certamente ad uno come lui. E che dire dell'Inter, inoltre, che avalla le sue "teorie" e le pubblica sul sito ufficiale come se il cognome Bonolis rendesse un appassionato di questo sport diverso da tanti altri come lui. Dichiarazioni, le sue, che ha diritto di fare ma che mi hanno infastidito perché rispecchiano una cultura sportiva (o almeno calcistica) italiana che dispensa questo tipo di attenuanti a squadre che incassano la bellezza di quattro reti in meno di quarantacinque minuti davanti al proprio pubblico. Non è mai troppo presto per imparare a perdere. I gol fantasma dello scorso anno se li sono dimenticati tutti perchè nello sport si resetta tutto o quasi, quello che fa comodo. Personalmente non seguo Bonolis nella sua carriera nel mondo dello spettacolo anche se, imbattendomi casualmente in lui, l'ho sempre trovato divertente e brillante. Da bambino guardavo i cartoni animati e c'era lui, secoli prima che nella "sua" Inter approdasse lo Special One, a fare sketch, durante Bim Bum Bam, a fianco di un altro Uan (un po' meno special), un pupazzo di cagnolino rosa, e devo dire che io lo preferivo così.

sabato 16 marzo 2013

NON E'...


Non è un rubinetto che gocciola
ma il silenzio a impedirmi di dormire.
Al buio, tutto è così impercettibile
da rendere il mio respiro un gessetto sulla lavagna.
Non è il cuore che sanguina,
che la tua assenza è ormai cicatrice
e sul vuoto ho versato la mia solitudine.
Tra poche ore filtrerà il solito maledetto raggio di sole
a forzare gli occhi ed illuminare gli errori.
Devo alzarmi a contare gli spiccioli per un caffè
perché non sono gocce di sudore che si infrangono al suolo
e faticare non è più un mio diritto.
Il peso maggiore è l'assenza di peso da sostenere
da quando nessuno si aggrappa più alle mie spalle.
Sistemerò i miei capelli
specchiato sul fondo del tambler.
Nient'altro sa riflettere la mia immagine.
Il tintinnio continuerà
e il "plink... plink... plink..." mi ucciderà lentamente
e so bene che non è sangue o sudore
ma un sistema fatto di inchiostro e filigrana
che, come cera al sole,
sta colando via dal mondo.

                                                                                   (Enrico Bonifazi)