La
nostra prospettiva di osservazione del mondo è distorta. Non siamo
capaci di svestire i panni che abbiamo sempre indossati e abbandonare
anima e corpo per focalizzare l'attenzione su noi stessi, sul nostro
comportamento e sull'incidenza che abbiamo sulla vita e sulla società.
Ho appena superato i quaranta e di strada alle spalle ne ho molta; non
parlo di esperienza su quello che è giusto e ciò che è sbagliato ma di
osservazione dell'essere umano nelle sue migliaia di sfaccettature.
Questo mio angolo o “trincea” dalla quale guardo e imparo, è un muro
altissimo che arrampicandotici sopra puoi vedere l'orizzonte e al tempo
stesso mi divide da tutto il resto e cioè quel mondo che mi rende
filantropo un giorno e misantropo il giorno successivo. E' un circolo
vizioso. Quel che mi appare è un paese “drogato” di falsità, strozzato
da una cattiva gestione e corroso dalle termiti che lasciano prevalere
sempre gli interessi personali. Intanto il Mediterraneo ingoia persone;
non extracomunitari, neri, profughi o clandestini ma PERSONE. Cotti di
sole e claustrofobia, sradicati da una terra che è soltanto una lunga
strada verso il nulla, masticati dalle onde e dai pesci e vomitati su di
una spiaggia, dove, a detta dei soliti qualunquisti, per i quali
bisognerebbe organizzare il Premio Nobel dell'ignoranza, troverebbero ad
aspettarli una retta mensile, una casa e portate a cinque stelle. La
realtà è che trovano degli eroi a tendergli le braccia. Dei coraggiosi
che non si fregiano le giacche di medaglie sparando proiettili e slogan.
Persone che aiutano altre persone in fuga dalla loro sfortuna, niente
di più semplice. Niente di più eroico. Sento sempre più famiglie
considerare l'estero (Germania o Australia soprattutto) per una loro
eventuale dimora futura ma che gli “altri” vengano ad “insozzare” gli
zerbini della nostra penisola è davvero inconcepibile. “Restassero a
casa loro!” protestano con fotografie e notizie abilmente ritoccate e
condivise su Twitter. Portano l'ebola, spacciano, rubano,
uccidono e chi più ne ha più ne inventi. Filosofi da social network che
vanno ben oltre il razzismo sconfinando nell'egoismo assoluto e che se
la prendono anche con figlie della stessa nostra nazione, con Vanessa e
Greta, due ragazze partite per contribuire (da volontarie)
all'assistenza sanitaria in Siria, nelle zone colpite dalla guerra.
Delle due giovani, rapite e dal destino ancora incerto, si criticano gli
ideali e le scelte con frasi del tipo “ma che cazzo ci sono andate a
fare?” oppure “se la sono cercata”, seguite da innumerevoli commenti
stupidi e volgari che preferisco non riportare, sicuro di aver reso bene
l'idea. Certo, avrebbero potuto arrostirsi sulle spiagge di Formentera,
sorseggiando un Martini con le olive, postando selfies al tramonto o
fotografie di carcasse di crostacei su di un piatto. Che brutte persone
che sono, queste due che offendono i passivi saggi dei socials; quelli
che leggono due trafiletti e sanno sempre tutto senza mettere mai in
pratica le loro teorie. Però il “ridateci i Marò” non me lo sono
sognato.
Lo stress dell'economia è un mirino puntato contro il diverso.
Se non è tedesco ruba il lavoro (era il 1940 in Germania) e in molti non hanno
ancora capito la lezione e quale potente virus (ben peggiore
dell'ebola), possa propagarsi da simili correnti di pensiero. Ma quando
qualcuno è disinteressato e fa del bene, viene spesso schiacciato dalla
mediatica pressione delle dita puntate. Prima di condannare uno sbaglio
ci deve scappare il morto ma per criticare una buona azione la prima
linea è gremita. E' il caso del Ice Bucket Challenge, che prevede il
versamento di un assegno in favore della ricerca sulla SLA dopo un altro
versamento (per gli arditi), quello di una secchiata d'acqua con
cubetti di ghiaccio sulla schiena del candidato di turno. Una “Catena di
Sant'Antonio” che passa da un vip all'altro divertendo le persone sul
web e gonfiando i portafogli delle associazioni. “Ma guarda questi
coglioni che si rovesciano secchiate e si fanno pure filmare” commentano
i soliti tuttologi. Per anni abbiamo soprassieduto a fotografie di
tette, culi e autoscatti impregnati di vanità e condivisi da questi
personaggi ma appena qualcuno trova il modo di sfruttare il loro
narcisismo in favore della ricerca c'è chi si lamenta. Valli a capire.
Nel frattempo, la “giostra” ha fruttato quanto mai si sarebbe potuto
prevedere e la gente si fa due risate (se ne ha voglia) visionando la
clip di 10/15 secondi. Che rovina per il mondo! Oggi mi è capitato di
leggere il testuale commento: “Quasi quasi me ne vado in Libia, straccio
i documenti, mi imbarco su una nave e torno in Italia per vivere da
nababbo come profugo”. Riformulo la frase adeguandola alla realtà: “
Quasi quasi me ne vado nel mezzo di una guerra civile dove gli scontri
tra le milizie causano migliaia di morti, straccio il privilegio che nei
¾ del mondo mi invidiano, pago ogni mio avere ad uno scafista che mi
procurerà il posto su di una carretta del mare dove le percentuali si
dividono tra il morire d'asfissia in estate o congelare d'inverno, senza
contare il sempre più concreto rischio di affondare e dopo un'Odissea
indicibile torno (se sono fortunato) in Italia, dove vivrò in un centro
di accoglienza senza alcuno dei comfort che ho nella mia casa, senza
stipendio, con servizi ingolfati, tra puzza di urina e problemi di
sovraffollamento”. Mi piacerebbe davvero vedere un video dell'impresa di
questo “quaquaraquà” per vedere quanto impiegherebbe ad urlare “mamma” e
scoppiare in pianto. Ho visto persone impazzire per una coda a
Gardaland o al casello autostradale sotto il sole di Luglio. Vivi e
lascia vivere non è un motto che amo. Vivi e lascia morire è stupido ed
egoista. Il mondo non cambierà facilmente ma spero che almeno
approfondisca e rifletta prima di sentenziare.
Enrico Bonifazi 9/7/2014
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