Come ogni “intelligente” che decide
di attraversare l'Italia, sveglia puntata alle 3 di notte e
levataccia per tutta la famiglia. Moglie al mio fianco e figlie
“spalmate” sui sedili posteriori, pronte a riprendere il sonno da
dove lo hanno appena interrotto. Cade qualche gocciolina su Imola;
del resto, dopo una settimana di febbrili consultazioni al sito
“infallibile” de ilmeteo.it il
verdetto degli “esperti” scienziati del satellite prevede per noi
bel tempo solo a partire da mercoledì pomeriggio, cosa che scatena
una certa preoccupazione considerando che ci troviamo nella notte tra
sabato e domenica. In poco più di sei ore, colazione e rifornimenti
compresi, la nostra Fiat Punto con “sarcofago” per valigie
incastonato sulla capote copre i 520 km di autostrada e lande
desolate che avvolgono la provinciale lungo i laghi di Lesina e
Levico. I due bacini, sono tutto ciò che ancora ci separa da Rodi
Garganico (la nostra meta) e così, dopo sonnellini intermittenti
(ovviamente la ciurma), dopo una velatissima alba sul mare appena
scorgibile al di sopra dei New Jersey in cemento e dopo la macabra
visione di innumerevoli carcasse di animali, domestici e non,
spappolati sull'asfalto, stanchi, stropicciati ma felici, scendiamo
dall'auto nel parcheggio del Villaggio Uliveto. L'accoglienza è
davvero ottima; tutti gentilissimi e disponibili alla reception
mentre un gruppetto di animatori dell'Atomic dispensa sorrisi e
bibite. Il problema è rappresentato dalla discordanza di orari tra
la partenza “tattica” in notturna e i tempi di consegna della
chiave per la camera che (già sapevamo) per ovvi problemi di pulizia
post-partenze dei vacanzieri del turno precedente non potrà avvenire
prima delle 17. Nell'attesa, possiamo però usufruire del pranzo,
servizi spiaggia e piscina oltre a birre, coche e amari/limoncelli a
profusione entro gli orari dell'All-Inclusive del bar. Pronti a
questa situazione perché allertati precedentemente, decidiamo di
trascorrere la restante mattina in spiaggia. Giusto il tempo di
scaricare uno zaino contenente tutto il necessario per la balneazione
e un pullmino da nove posti si trova a nostra disposizione per
“scendere” alla spiaggia. Dico scendere perché il Villaggio
Uliveto è in posizione panoramica e da ogni punto del giardino si
può osservare il mare azzurro del Gargano, da Rodi alle Isole
Tremiti ma per raggiungere sdraio e ombrelloni bisogna percorrere un
tratto di appena 450 metri con una pendenza del 50%. A condurre la
“picchiata” c'è un moderno e cordiale Mario Andretti che mette
il massimo impegno nel centrare ogni buca sull'asfalto, compito non
poi così difficile visto che ce ne saranno almeno una cinquantina.
Il conducente derapa e si appoggia sulle sospensioni con tutto il
peso del veicolo tanto che arriviamo allo stabilimento balneare del
“Mulinello del Poeta” rimbalzando come un enorme canguro con le
ruote. Dopo averci spalancata la portiera e dato appuntamento a più
tardi, mr.Andretti ci consiglia di stare attenti al treno quando
attraverseremo i binari. Che intende dire? Rocky, alias il poeta
(perché scrive poesie ed è in qualche modo interessato al cinema),
ci augura una buona giornata e ribadisce l'avvertimento riguardante
il treno. Così scopriamo che per raggiungere la spiaggia dobbiamo
attraversare i binari delle ferrovie del Gargano, come se fossimo ad
un normalissimo passaggio pedonale, cosa pittoresca e affascinante
che mi capitò solo durante un vecchio viaggio in Serbia, quando gran
parte delle stazioni erano state rase al suolo dalla violenza del
conflitto. La piccola, piccolissima (microscopica per noi che veniamo
dalla Romagna) spiaggia è splendida e perfetta per le famiglie come
la nostra. Sabbia dorata, pulitissima e mare non caraibico ma nemmeno
“minestrone” come quello di Marina Romea. Sulla giornata incombe
qualche nuvolone che ignorato dal nostro ottimismo viene spazzato via
dal vento. Il proprietario dello stabilimento è un tizio di nome
Rocky, soprannominato “il poeta” perché (come detto prima)
compone versi e a prova di questo fatto, una targa metallica con la
scritta “Fittasi camere” troneggia all'ingresso del lido. Scherzi
a parte, quell'uomo, che trascorre le sue giornate seduto con lo
sguardo rivolto verso il mare, giocando a carte e assicurandosi che
bambini sfuggiti alla sorveglianza dei genitori non si “accampino”
sui binari della ferrovia, pare sia davvero bravo a scrivere poesie,
cosa che (purtroppo) ho appreso troppo tardi, quando nella clessidra
della vacanza non restavano che pochi granelli di sabbia. Il bagnino,
un ragazzo sempre sorridente che per molte donne o giovani al di
sopra dei quattordici anni potrebbe valere “il prezzo del
biglietto”, con uno smartphone trapiantato nei polpastrelli lascia
a noi la scelta dell'ombrellone. La mattinata trascorre lieta, tra
bagni al mare e qualche attimo di cedimento e sbadigli dovuto alla
levataccia. L'assenza di una di quelle belle docce d'acqua dolce
adorate a mia moglie, solitamente presenti in spiaggia, ci riconsegna
alla navetta del rientro un po' rinsecchiti e intrisi di sabbia e
sale. Durante la risalita, i leziosismi al volante di Mr.Andretti con
il pullmino sovraccarico ci fanno scorrere nella mente i ricordi di
Hazzard e dalle budelle, quasi risalire la colazione maldigerita. Al
Villaggio Uliveto è l'ora del pranzo. Ci viene assegnato un tavolo
bifamiliare all'interno di una enorme sala divisa in tre locali.
Alcuni degli animatori che avevamo intravisto al mattino, ci salutano
come vecchi amici che non rivedevano da anni e distribuiscono
mestolate di facce liete preconfezionate, come aperitivo, per tutti i
villeggianti. Entrando nell'ambiente centrale, dozzine di vassoi
pieni di ogni pietanza fredda attendono di venire falciati e
smembrati da persone affamate e noi, affamati, lo siamo parecchio.
Alcuni addetti alle cucine distribuiscono i primi e i secondi e il
profumo di pomodoro regna sovrano. Per pasta, carne e pesce ci si
mette in fila (solitamente per un minutino) e si torna al tavolo con
il proprio “trofeo” fumante per gustarlo con calma. Tutto un po'
“pasticciato” ma buono. Dulcis in fundo grazie ad un rubinetto
“magico” da cui spillare vino rosso o bianco a profusione, la
deglutizione viene lubrificata alla perfezione. Unica pecca
dell'ambiente, la breve scalinata con gradini tondeggianti che
conduce alla sala dove si trova il nostro tavolo. Il continuo
andirivieni di bambini in infradito con piatti talmente carichi da
sembrare vassoi a loro volta, rende ogni scalino viscido a causa di
detriti di patate lesse, schizzi di maionese o frammenti di gnocco
fritto che trovano la libertà lungo il percorso depositandosi lì,
proprio lì dove pochi istanti dopo poggerai il tuo piede. Inutile
precisare che in simili avverse condizioni, dire a tua moglie: “vado
a prendere la pasta in brodo” è un po' come partire per la grande
guerra. Chiudono il pasto commoventi triangolini bonsai di anguria. I
bambini partono alla loro apparizione, ne impilano una cinquantina su
di un piatto da dessert e tornano alla base lasciando ai piedi del
vassoio una pozzanghera nella quale galleggiano grumi di cocomero e
qualche semino. Alla fine del pasto, l'abiocco raggiunge livelli da
mattina di capodanno, nonostante l'atmosfera ventilata, nonostante il
caffé e nonostante le canzoni emesse da un amplificatore con volume
da giostraio posizionato a pochi centimetri dal nostro tavolinetto,
nella piazzetta del bar dell'all-inclusive, forse per scoraggiare a
suon di Amoroso e Dear Jack gli avventori desiderosi di bissare birra
e amaro. Alle 15, fortunatamente apre al pubblico la piscina del
Villaggio e (soprattutto) si possono occupare le sdraio e ombrelloni
con ganci appendiabiti posizionati a due metri di altezza, ossia
fuori dalla portata di moglie e progenie; prendiamo possesso di due
lettini circondati da persone che si trovano nel limbo come noi e si
scambiano frasi del tipo: “Non so se ce la faccio ad arrivare alle
17” oppure “Quanto tempo manca alla consegna della chiave?”.
Zombies in canottiera e bermuda che brulicano ovunque in cerca di un
triangolino di ombra, una bibita alla spina o quel relax che solo
l'aver disfatto le valigie ti può far provare per intero. Tra un
tuffo e l'altro, l'ora fatidica arriva e mi dirigo alla reception
dove una folla enorme e incontrollata, manco fossimo davanti ai
cancelli per assistere all'ultimo concerto in carriera degli U2,
attende l'assegnazione degli alloggi. Una receptionist, vagamente
somigliante ad una Tania Cagnotto in carne mi consegna la chiave
della villetta numero 22 e finalmente possiamo fluire verso il vero
inizio della vacanza. L'alloggio è pratico, pulito e ha un certo
fascino. Una casetta avvinghiata da ulivi. Dalla veranda si vede il
mare, laggiù all'orizzonte ed è più azzurro che smeraldo, a
differenza dell'Adriatico di Romagna. C'è un frigorifero di dubbia
utilità ma manca il comodino; al suo posto due mensoline di una
dimensione talmente ristretta che se devi riporci due biro le devi
impilare. Fatta una rapida conoscenza della stanza ci catapultiamo
nuovamente in spiaggia per godere di quel che resta del giorno. Ad
attenderci al capolinea della navetta, c'è stavolta un losco figuro,
imbruttito come me quell'unica volta in cui dovetti lavorare per la
vigilia di Natale. Lo saluto gentilmente e lui, facendo uno sforzo
come se sollevasse un palazzo di sei piani, roteando con la lingua
uno strano bastoncino (un tronchetto ad uso stuzzicadenti che
succhierà continuamente anche nei giorni a venire) e increspando un
angolo della bocca mi sussurra un “salve” impercettibile. Poi,
“Entusiasmo” attende l'arrivo di altri bagnanti per scendere
verso il mare a pieno carico (circa 15 persone in un mezzo che può
contenerne al massimo 9) e a differenza del conducente mattutino,
guidando con grande rispetto dei nostri stomaci, ci “mena” al
Mulinello del Poeta.
Dopo la cena, ci
rilassiamo in camera e il sonno arriva a ricaricarci di energie e a
ripararne le carenze; si dorme bene... benissimo al Villaggio
Uliveto.
Il risveglio è
splendido: una porta che si spalanca su un panorama da cartolina.
Mettiamo “benzina” in corpo con la continental breakfast del
villaggio, a base di marmellatine, cubetti di burro, croissant, fette
di ciambella e quelle che chiamiamo sempre nutelline ma che
rigorosamente NON sono vera Nutella. Dopo un saluto unilaterale con
“Entusiasmo” che stamani succhia una specie di manico di badile,
prendiamo posto alla spiaggia di Rocky. Il mare è calmissimo, il
sole (a dispetto di quei “lungimiranti” de ilmeteo.it che
prevedevano una massima di 20°) brilla alto al centro del cielo. Ma
sta per accadere qualcosa che ignoravamo; qualcosa che ci travolgerà
come uno tsunami; qualcosa che ieri non c'era: l'animazione! Si
presentano “buongiornando” tutti con entusiasmo da circensi,
muniti di amplificatore da un trilione di Watt e sono tanti,
tantissimi come gorgosauri che circondano il branco per isolarne i
deboli. Impossibile leggere un libro o ascoltare musica con gli
auricolari; Ad uno ad uno passano in rassegna come venditori del
Folletto per proporti Miniclub, Juniorclub,
risvegliomuscolareboccebeachsoccervolleygaradeicastelligiocoghiacciologiocoaperitivo
e se non riescono a contagiarti con il loro entusiasmo, tornano e
tentano di convincerti ancora e ancora con la stessa tenacia di una
compagnia telefonica all'ora di pranzo. Il mare, zona franca,
diviene così il nostro rifugio fino all'ora di pranzo quando un
Andretti particolarmente ispirato ci trasporta alla base guidando
praticamente su due ruote in impennata laterale.
Decido
di chiedere alla reception i telecomandi di Tv e condizionatore che
non sono in camera. Per averli verso una cauzione di 50 euro:
praticamente venti volte il loro valore. Perlomeno potrò leggere
qualche pagina di televideo prima di dormire! Infatti, acceso il
televisore, appare Telenorba, unico canale visibile oltre ad
un'emittente iperfighetta chiamata Fine Living che mostra
continuamente gente nell'atto di “risucchiare” ostriche due alla
volta come tortellini di Bologna oppure intenta a risolvere il
problema “vitale” del dove edificare la sedicesima casa al mare.
Ovviamente niente Supertennis! Durante il rito del caffè serale,
Valentina e Giulia raccontano di aver fatto amicizia con altre
ragazzine della loro età, grazie alla passione reciproca per una
cucciolata di micetti che scorrazzano nei pressi della sala
ristorante. Per questo, Giulia decide di fermarsi con loro allo
spettacolo delle 21.00, proposta quotidiana dell'Atomic (animazione),
mentre gli occhietti di Valentina sono troppo pesanti e la
costringono a dare forfait e ritirarsi con noi in stanza. Giulia, che
rientrerà alle 23.30, racconterà di uno show davvero divertente ma
come si dorme bene all'Uliveto Village... l'avevo già detto? Il
martedì è “animato” da un inconveniente. Durante una derapata
con impennata laterale, il nostro acclamatissimo Andretti (Holer
Togni per l'occasione), è riuscito a seminare per strada il perno
che teneva ferma la ruota posteriore e la sua navetta è fuori uso
proprio nell'ora di punta, ossia la risalita del mezzogiorno dalla
spiaggia al Villaggio. Importante sottolineare che si tratta di una
mattina durante la quale il vento ha impedito l'apertura degli
ombrelloni, per cui il naso di Giulia e le spalle di Patti sono dello
stesso colore della crosta delle aragoste. Lo sento, l'autista (sto
sciagurato), parlare di fortuna, vantandosi di essersene accorto in
tempo altrimenti sarebbe potuto accadere qualcosa di grave. Tsé.
Entusiasmo, fumante come un cilum durante la festa di Cuore, perché
costretto agli straordinari, ora che una fiumana di persone cerca con
gomiti alzati e placcaggi di scalzare il nostro turno, sbotta perché
sovraccarico e sottolinea che se lo fermano i vigili, sarà lui a
rimetterci la patente. Lui? Quello che non partiva finché i
passeggeri non raggiungevano la doppia cifra, i bambini non si
accomodavano nel posacenere e gli animatori nel vano portabagagli?
Quando tocca a noi, un fichetto, vista l'impossibilità di prender
posto, s'intrufola, scaltro, sui sedili anteriori, poi, comodo, sul
mezzo di trasporto guarda la moglie (carica di teli e borsoni come un
cammelliere) e due figli rimasti a terra. “Ora le cederà il
posto!” pensiamo contemporaneamente io e Patti ma il “fichetto”,
fedele al suo enorme ego li guarda e “sportivamente” domanda:
“...e voi?” ...sono cose che fanno riflettere sui misteri
dell'umanità. Nel frattempo, tra un tuffo al mare, uno in piscina,
una enorme schifida biscia nera che si aggira per il Villaggio e (si
dice) una volpe che insidia i gattini adorati dalle mie bambine,
tagliamo il traguardo di metà vacanza. L'esperienza ci arricchisce
di alcune “perle”; sappiamo, ad esempio, che se un giorno si
mangiano cotolette panate, nei giorni successivi i rimasugli di
quella pietanza saranno sparpagliati sotto mentite spoglie nei vassoi
degli antipasti. Vale per tutto, anche per la pasta o il pesce o la
ricotta utilizzata per il condimento di un primo. Ci si potrebbe
giocare al “toto-antipasti”. Altra cosa è il pieno controllo
delle attività e delle strutture. Ora, con Vale si gioca a tennis
mentre Giulia tira con l'arco poi una bella birretta fresca al bar e,
insomma, si villeggia alla grande. Con la televisione è una causa
persa. Più pixel che in un quadro di Picasso. Uno spappolamento di
immagini e di cabbasisi che toglie ogni voglia di accenderla, Fine
Living a parte. Vabbè, sulla baby dance non mi esprimo se non per
esternare la mia incredulità provata nel vedere bambini sculettare
sulle note delle canzoni del praticamente “estinto” (ammesso che
vivo lo sia mai stato) Francesco Salvi ma dopotutto domani è un
altro giorno... già ma prima c'è la notte e che notte! Nel
dormiveglia inizio ad avvertire un certo movimento su e giù per la
stanza. Patti si alza, poi si rialza, poi sento un gorgoglìo nello
stomaco e al mattino sono piegato in due. Lenzuoli con le gambe
(altro non siamo) si avviano a consumare la colazione e una fila
sospetta al distributore del tea al limone conferma la colitica
pandemia. Tuttavia la giornata scorre normalmente, con qualche
fughettina al bagno del poeta, dove si compongono versi ( e colonne
sonore) di tutt'altro tipo. All'ora del pranzo, viene fatta un po' di
luce sulla vicenda. Pare si tratti di una porchetta cotta male capace
di “intossicare” i ¾ degli ospiti all'interno della struttura
(personale compreso). Come a voler mettere un cerotto sulla ferita,
la direzione pensa bene di inserire il Tea freddo tra le bevande
all-inclusive ma se uno spacciatore di enterogermina fosse passato da
quelle parti nel pomeriggio avrebbe guadagnato tanto da potersi
permettere una casa con vista sul Colosseo. I camerieri fanno domande
cercando allo stesso tempo di sdrammatizzare e di sondare il livello
di incazzatura generale. Prima di cena, nei pressi del ristorante,
una signora ci confida il suo timore (quasi terrore a sentir lei) di
toccar cibo perché suo marito, poverino, è stato tutta la notte
seduto sulla tazza in “travaglio”. Neanche cinque minuti dopo, la
medesima signora passa accanto a Patti sorreggendo due piatti carichi
come la stiva di una nave mercantile: e passa la paura. Il bagno
delle signore nei pressi del bar fuori uso e il farmacista di paese
costretto a far scorta di fermenti lattici sono quel che resta della
lunga giornata, e per fortuna che le mura dei gabinetti non possono
parlare. Lo spettacolino, sempre divertente (Giulia e Valentina
rientravano in stanza poco prima della mezzanotte per guardarlo fino
alla fine), coinvolge stavolta anche parte dei villeggianti. Noi, nel
pieno rispetto dell'amatissima pigrizia da vacanza, ci defiliamo
verso la metà della rappresentazione per imboccare la via degli
ulivi che conduce alla “branda”. Gli ultimi spiccioli di vacanza
sono splendidi. Ormai tutto ha la nostra forma e il tempo è
modellato alla perfezione per divenire servo della dolce vita che
tanto amiamo vivere in ferie. Non siamo quei turisti da più di una
settimana però perché la nostalgia delle nostre cose, passioni e
della casa (quella sì che ha davvero la nostra forma) o del gatto
che nonno Pietro e zio Marco stanno accudendo in questi giorni per
noi, inizia a fare capolino. Io e Patti, amanti delle vette, del
fresco e delle calorie dei piatti montanari, iniziamo a essere un po'
“spremuti” per quel che riguarda il mare e la vita da spiaggia.
Del resto Luciano Bianciardi scrive nel suo bellissimo “La vita
agra”: <<Io non capisco tanta gente che sgobba per
farsi la casa bella nella città dove lavora, e quando se l’è
fatta sgobba ancora per comprarsi l’automobile e andare via dalla
casa bella.>> ...non fa una piega!
Accade poi ciò che venne previsto da
me con largo anticipo. Un anziano signore scivola sui gradini che
separano la sala degli antipasti da quella dove sono collocati i
tavolini (senza conseguenze fisiche per fortuna) mandando in frantumi
un piatto e schizzando di condimenti vari gli sfortunati passanti.
Era inevitabile? Secondo me sì e forse ai successori sta accadendo
proprio in questo momento. Poi c'è la fila per il fritto. Situazione
perfetta per la mia amata osservazione dell'essere umano e delle sue
reazioni buffe. Beh, il menù prevede calamari fritti e le persone
impazziscono creando un ingorgo che gira a spirale attorno al bancone
centrale dove poggiano i vassoi, tagliando la strada ad altra gente
che impazzisce a sua volta. Io, con la mia solita calma piatta,
osservo, adulti sbuffare per dieci minuti di attesa, ragazzi
rinunciare a pochi metri dall'obiettivo e un sosia di D'Alema che,
dopo aver intossicato tutti i villeggianti con sigari puzzomerdosi
fumati nel punto di massima concentrazione della folla (dove cioè
poteva infastidire più persone), sbotta ad alta voce sciabordando
bestemmie ed improperi; poi c'è quello che passa davanti agli altri
o quella che ne vorrebbe tre piatti scatenando così un coro di
indignazioni borbottate alle sue spalle oltre agli animatori che
scavalcano la fila e “simpaticamente” rischiano la vita
sbeffeggiando gli incolonnati, pronti a tutto per una rondella dorata
di calamaro. Ahhh, la fila, che il destino me ne regali a centinaia.
Quanto la amo!
E arriva il giorno, anzi la notte della
partenza; preannunciata da un tramonto con aperitivo offerto dalla
direzione, sulla terrazza panoramica, durante il quale tutti coloro
che hanno fatto amicizia o che non si rivedranno, possono salutarsi o
scattare fotografie ricordo mentre sorseggiano una fresca bevanda o
sgranocchiano noccioline e simili. Giulia e Valentina salutano le
nuove amiche. Non lasciatevi ingannare dalle tragicomiche situazioni
descritte in questo breve racconto. E' stato un bellissimo soggiorno,
che consiglierei davvero a chi ama il mare in estate. Dopo il suono
della sveglia, alle 3 di notte, salutiamo la casa, la vista
panoramica, i gattini e anche due gechi in parata per noi sui muri
della reception. Con quella stessa nostalgia che ci fa desiderare la
nostra bella casina in terra di Romagna, salutiamo il Villaggio
Uliveto, uno splendido posto, pieno di persone allegre, disponibili e
cordiali, cibo discreto, taaanti gattini e ora, un pezzetto del
nostro cuore. Casa nostra però...
Enrico
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