domenica 7 febbraio 2021

About "CAFARNAO -Caos e Miracoli-"

"Cafarnao" è la polvere nascosta sotto al tappeto. Una storia che spoglia la vita di ogni dignità e ne diventa il più severo biasimo.
"Cafarnao" è lo sguardo di un bambino affamato, lo spasmo di un giovane grembo violato, l'attesa di una carezza agognata.
Un film (diretto dalla cineasta libanese Nadine Labaki) di cruda denuncia sociale che punta il dito contro tutti quei genitori convinti che la nascita di un figlio sia una benedizione o il "bastone per la vecchiaia", incuranti del fatto che un figlio è (prima di tutto) un impegno e un dovere.
La vita per il dodicenne libanese Zain é "un coltello nel petto", una condanna piú che un privilegio. Nato in una famiglia numerosa da genitori rassegnati alla miseria e pronti a sacrificare il futuro della loro progenie per pochi spiccioli, egli s'inventa mille espedienti (perlopiú illegali) per ammonticchiare quel denaro che consenta loro di "conquistarsi il domani". Zain affronta la vita a muso duro sognando un domani diverso per sé e per sua sorella Sahar (di appena undici anni e appena raggiunta dalle prime mestruazioni) sulla quale incombe l'interesse matrimoniale di un uomo adulto. Ma all'interno del ghetto sudicio e polveroso (dove le tradizioni piú antiquate e abominevoli continuano a condizionare le vite delle persone) nessuna azione compiuta dal giovane protagonista sembra in grado di cambiare l'opprimente realtà. proprio per questo, Zain andrà alla ricerca di un suo posto nel "mondo fuori dal quartiere" in cui è cresciuto, fronteggiando responsabilità adulte e gente priva di scrupoli. 

 

 

L'esistenza del piccolo Zain è una delle tante realtà mediorientali che sembrano interessare a pochi. È la metafora di un occidente che "sfreccia" via indifferente a fianco del "piccolo uomo" come le numerose persone e automobili che lo evitano (frettolose, noncuranti, interessate a un altrove) in diverse scene assai suggestive. Zain impara a diffidare degli adulti e non é un caso che l'unico germoglio di umanità (in un mondo che sa dare solo "calci") lo trovi in una coetanea siriana (anch'essa in fuga dal proprio destino).


"Cafarnao -caos e miracoli-" ci regala molti spunti riflessivi (tutti dal sapore amaro: tanto caos, ben pochi miracoli). L'ostrica che abbandona lo scoglio è destinata a finire male (scriveva Verga nei Malavoglia) ed è una filosofia sempre tristemente calzante per quei miserabili costretti a barattare l'infanzia con le responsabilità e la dignità con pochi spiccioli. Le pari opportunità sembrano precluse a chi ha la sfortuna di nascere in un luogo dove è l'istinto di sopravvivenza a spingerti verso scelte da compiere con riluttanza. In questa "battaglia persa", il bambino ripercorre i dolorosi "passi" compiuti dai suoi genitori, sacrificando gli affetti per un complicato equilibrio. L'unica soluzione possibile, in un pessimismo "leopardiano" che vede la natura prevalere al semplice scopo di perpetuarsi (così come il dolore da essa generato), è (a suo modo di vedere) impedire il concepimento a quegli indigenti che condannano i figli (le "vittime di questo mondo", cantava De André) alla sofferenza di esistere. Costretto a "correre a gambe legate" dietro a quel "purosangue" (sempre al galoppo) che è la vita, Zain, stremato, decide di denunciare il padre e la madre per averlo concepito.  

Serve una certa forza per "ammortizzare" la visione di una storia che potrebbe sembrare lontanissima dalla nostra quotidianità (ma lo è solo dai nostri occhi da "ipocriti" spettatori). Esistono quartieri, baraccopoli, Slum, dove tutto ciò è quotidiano. A tal proposito, la carrellata indietro che mostra, dall'alto, il desolante panorama dei tetti sgangherati sui quali giacciono vecchi pneumatici è un un eloquente capolavoro.

"Sognavo di diventare un uomo perbene, una brava persona" confessa Zain di fronte al Giudice e il suo è un proposito modesto, spontaneo, che sgorga dal petto di chi, amaramente, sente già che la strada che porta alla realizzazione non é uguale (addirittura accessibile) per tutti.
Un grido di dolore, una disperata richiesta di aiuto parte dalla periferia di Beirut, dai suoi mercatini caotici, dai tubi rugginosi, dai cumuli di spazzatura nei pressi dei quali si banchetta (comunque grati per il cibo rimediato).

Il mondo pare aver raccolto il "richiamo" (il film risulterà il maggiore incasso mediorientale di sempre) e la speranza (seppur utopica) è che nessuno si volti mai dall'altra parte di fronte al dramma di un bambino come Zain, capace di dare e trasmettere amore ma altrettanto meritevole di riceverne.
 

12 commenti:

  1. Un film vagamente paraculo ma indubbiamente fonte di svariate riflessioni, come sottolinea il mio amico Supadany su FilmTv "Cafarnao è un film arrembante ma anche dissennato, con scampoli di una bellezza disarmante e pillole ricattatorie". Di certo frastorna e non lascia indifferenti, forse non aveva neppure bisogno di calcare la mano..

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    1. Ciao. Ho capito cosa intendi e non metto in dubbio nemmeno l'autorevole parere di Supadany che è sempre un grande. Tuttavia, ti dirò, la mia impressione è che la mano non sia stata calcata poi così tanto poiché (ad esser sincero), durante la visione ho spesso temuto il peggio (e parecchio peggio). Il film è fatto per sensibilizzare e conseguentemente anche per piacere, sono d'accordo. S'impone un obiettivo e lo centra.

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  2. E' una storia molto De Andreiana, questa, vista la figura del protagonista. Potrebbe essere benissimo l'assassino con gli occhi da bambino che incontra il pescatore..impaurito e sperduto.

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    1. Ciao grandissimo Riky.
      Non a caso ho citato De André.
      Anche se la frase da me scelta (che "etichetta" come vittime i figli) sia un verso de La Città Vecchia, ho pensato all'album Anime Salve e a tutte quelle persone, etnie o (appunto) anime che non riescono a trovare pace in questo mondo dolce-amaro (come quel "mastica e sputa" tra miele e cera). "Ho visto Nina volare tra le corde dell'altalena e un giorno la prenderò come fa il vento alla schiena" sembra ricalcare il pensiero di quegli adulti che ancora oggi in qualche luogo nel mondo (senza un briciolo di vergogna) dividono il letto con spose bambine. In due versi, il triste destino della piccola sorella di Zain.

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  3. Un film che mi ha colpito al cuore, condizione di vita che possiamo pensare di conoscere, ma ne siamo totalmente lontani.
    Se ogni persona ha diritto a una vita normale, nessun bambino dovrebbe provare sulla sua pelle tanto orrore.
    Il protagonista profugo siriano, quel ragazzino dallo sguardo adulto, persino arrogante nella sua lucida consapevolezza, ci guarda ma senza elemosinare nulla. La regista ha fatto un lavoro durato anni per montare un film dove ragazzini del posto, in una Beirut sporca e caotica non recitavano, ma giorno dopo giorno venivano ripresi nella loro quotidianità. Certo, esisteva un copione, ma veniva spiegato giorno per giorno e spesso i bambini improvvisavano. Sei mesi di lavoro e un montaggio lunghissimo.
    Il piccolo Yonas, che in realtà è una bambina, mi chiedo ancora come abbia fatto a partecipare in quel modo. Tutti ragazzini del posto con gli stessi problemi che vediamo nel film. La madre di Yonas viene arrestata nel film come realmente verrà arrestata dopo le riprese, per lo stesso motivo: la mancanza di documenti. Stessa cosa capiterà al padre del piccolo Zain. Zain scappato dalla Siria che in Libano faceva veramente il garzone in un supermercato. Grazie a questo film voluto fortemente dalla Labaki che oltre a essere regista è anche attrice e nel film interpreta l'avvocato del bambino, questa donna ha messo in moto cose....Zain oggi vive veramente in Norvegia e va a scuola, così come tutti i bambini. Sono riusciti a fare avere documenti e aiuti e la cosa veramente assurda come ti dissi è l'uscita del film che ha diviso la critica tacciandolo di film ricattatorio e funzionale alla lacrima facile. Faccio fatica a capire il senso di questa cosa, veramente. Credo sia più facile girare la testa e pensare che il film racconti cose non vere e gonfiate. Ma sappiamo bene come le cose siano anche peggiori, certo, tocca la nostra coscienza, e molti preferiscono dissentire, ma ritengo sia un film crudo, duro ma vero, assolutamente vero. Chiaramente la visione non è una passeggiata, si tratta sempre di scegliere e decidere se vedere una certa tipologia di film, si tratta sempre di scelta.

    Il piccolo Zain a Cannes che ritira il premio è pura commozione.

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    1. Commento che è parte integrativa della recensione. Una bella raffica di precisazioni sul back-stage e sulla realizzazione, arricchita di informazioni sul cast (non sapevo della nuova e dignitosa vita del piccolo protagonista). Grazie.

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  4. Ciao, il fatto è che da subito queste notizie erano apparse in rete, perché la Labaki intervistata più volte visto il premio che ha ricevuto il suo film ha ben esposto il tutto. Io mi chiedo con un certo fastidio, ma questi critici pseudo giornalisti, ascoltano, si informano, prima di scrivere i loro pezzi, perché veramente con questo film non sono stati generosi (non generalizzo, ho anche letto recensioni positive). Ci può stare qualche forzatura, la seconda volta che lo vidi ci andai con mia sorella e lei riteneva che Zain faceva discorsi troppo da grande, può essere, non so come potrebbe rapportarsi un bambino in quella realtà e se è possibile una consapevolezza così forte, io la leggo come una cosa simbolica, l'avvocato stesso può avere dato voce alla sua impotenza, la 'rabbia' del bambino e non mi fossilizzo su un particolare così, non mi è sembrato né un film ruffiano, né ricattatorio. Poi ogni testa è un mondo, ma allora di ogni reportage, di ogni documentario un po' cruento si dovrebbe dire lo stesso. Tu che ne pensi? Sinceramente, l'hai trovato forzato? C'è almeno una critica che faresti a questo film?
    Forse quando portano via la sorella è stata troppo eloquente la scena?

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  5. PS: non te l'ho detto, ma la tua recensione è molto bella!

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    1. Ciao. Intanto grazie per l'apprezzamento. Poi, ti dirò, io non ho trovato molte forzature o anelli deboli nella catena di questa narrazione. Guardando il film, a dire il vero, credevo sarebbe accaduto qualcosa di brutto a Yonas e sarebbe stato plausibile nel mondo reale. Secondo me il fatto che Cafarnao sia stato concepito in un lasso di tempo esteso ha permesso alla Labaki di dare il taglio desiderato alla storia. Credo che per stimolare pioggia di lacrime avrebbe avuto occasione di spingere di più (ma non lo ha fatto, anzi, la "reunion" madre-figlio è quasi fiabesca) per cui non mi pare abbia venduto fumo.
      Zain che fa discorsi da grande? Può darsi ma un mondo dove si lavora in età da scuola elementare (e si ha maggiormente a che fare con adulti per questioni ben più serie di giochi da cortile) ti spinge a crescere in fretta. Zain sa come vanno le cose. Probabilmente non ha idea di cosa siano le mestruazioni ma sa la "minaccia" che comportano. Ritengo che anche questo senso di protezione che Zain cerca di infondere sulla sorella sia appropriato. Non è un modo di fare da adulto ma da bambino che si sente adulto, o meglio, che è costretto ad esserlo. Una critica? Non so, forse il passeggino fatto con pentola e skateboard (non ammortizzato su strada "groviera") è un po' eccessivo (nella realtà Yonas avrebbe rivoltato lo stomaco una dozzina di volte) ma pare davvero come guardare un bel dipinto e lamentarsi di una leggera scrostatura nella doratura della cornice. Un film che mi è piaciuto tanto e mi ha commosso più di una volta e che, come hai fatto tu, probabilmente rivedrei. Un saluto.

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  6. Grazie per la risposta e l'apprezzamento! Sempre interessante avere punti di vista, riscontri, riflessioni.

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  7. Un blog scritto con grande competenza. I film recensiti li ho visti tutti e Bonigol è perfetto.
    Ho da ridire sul profilo.
    Detesto Federer, il banchiere svizzero, e amo Djokovic, il fuoriclasse serbo.

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    1. Ciao e grazie di aver letto e apprezzato. Sui gusti tennistici, siamo agli antipodi, allora. Eh eh. Io amo da sempre il rovescio a una mano, non potrei mai appassionarmi a un bimane. Il tennis è forza (soprattutto quello attuale), vero, ma anche eleganza. Federer l'ho seguito e ammirato in giro per l'Europa, pensa te. Djokovic comunque è forte.
      Grazie ancora per il bel commento extratennistico :D

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