Non è come quando si attende un gran
giorno.
Non è un venerdì di festa.
Le lenzuola non sono accoglienti come
quelle di casa.
I sismografi di tutto il mondo
rilevano i battiti veloci del mio
cuore,
ma ciò che vale
è il cuore di Vale.
Sarà che quando prendo in mano una
piccola vite
mi casca sempre a terra.
C'è l'anestesia. Certo.
Ce n'è un po' anche per il cuore di un
padre?
Il sole tramonta e risorge
ma non mi frega niente di lui.
Mi sposto perché sono d'intralcio a
questo o quello.
Un ostacolo al tran tran
di un universo parallelo.
Un satellite inutile.
Vale vede bene le cicatrici sui bambini
come lei
e con l'empatia dei suoi nove anni
intuisce anche quelle sui volti degli
adulti.
Un luccicare nascosto,
sulle guance,
come la scia di tante chiocciole.
Ma lei,
terrorizzata dai ragni più che dal
bisturi,
sorride
ed è questo il sole di cui m'importa
qualcosa.
Io ho nove anni e lei quaranta
mentre aspettiamo.
Qualcuno riuscirà a chiudere un
forellino nel sole,
nel frattempo, la mia bambina
mi istruisce al coraggio,
giorno dopo giorno
ed io non riesco a non stringerla a me,
perché le voglio bene e le sono grato.
A Valentina, una forza della natura.
07/11/2013